"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

mercoledì 13 gennaio 2010

"l’alpha country"

Daniele pone quest'articolo all'attenzione del blog. Leggetelo, chiarisce diverse cose.





Quando si parla di immigrazione, sarebbe utile ed interessante parlarne volando alto come un falco, ovvero si vedono vedono le cose dall'alto...  e se ne vedono molte di più e meglio!
Purtroppo i politici in camicia verde quando affrontano l'argomento immigrazione volano... come le galline!
Interessante lo spunto (non proprio dell'altro giorno, ma comunque attuale) qua sotto riportato dal quotidiano web "il Vascello di Cremona" , che a sua volta trae spunto da una sensazionale inchiesta di Der Spiegel:
 http://www.vascellocr.it/work2.htm


Il capitalismo globale ha scoperto un nuovo modo di far quattrini

L'acquisto dell'Africa

di Horand Knaup e Juliane von Mittelstaedt [Der Spiegel] - Traduzione di Irene Campari
Governi e fondi di investimento stanno comprando terreni agricoli per produrre cibo – un business molto profittevole, mentre la popolazione globale cresce e con essa anche i prezzi. La posta di questo Monopoli che gioca con la vita reale è altissima. Sta infatti portando ad un nuovo colonialismo al quale molti paesi poveri si sottomettono per necessità. Ogni crisi ha i suoi vincitori. Un gruppo di questi è seduto nella Stuyvesant Room del Marriott Hotel di New York. La sala Conferenze – con luci soffuse e ombre ben costruite – è piena di signori provenienti dallo Iowa, da San Paolo del Brasile e da Sydney – agricoltori, produttori di grano, grandi proprietari terrieri e gestori di fondi finanziari. Ciascuno di loro paga 1.995 dollari (€1.395) per partecipare al "Global AgInvesting 2009", la prima conferenza per investitori nell’emergente mercato mondiale dei terreni agricoli. Un signore dell’Organization for Economic Cooperation and Development (OECD) tiene la prima presentazione.
Propone i suoi grafici con PowerPoint. Per alcuni dati ha usato un approccio discendente, partendo dalla situazione prevista nel 2050. Rappresentano i terreni agricoli che stanno scomparendo quale risultato del cambiamento climatico, della desertificazione, delll’urbanizzazione e della mancanza d’acqua.
Altri invece, che seguono invece un approccio ascendente, rappresentano la richiesta di cibo e biocarburanti, prezzo degli alimenti e crescita della popolazione. C’è un gap crescente tra il contenuto dei due blocchi di slide: è la fame. Stando alle previsioni, nel 2050 ci potrebbero essere 9.1 miliardi di persone sulla terra, circa due miliardi in più di quelle che ci sono ora.
Nei prossimi 20 anni, la domanda mondiale di cibo crescerà del 50%. "Ci sono prospettive molto pessimistiche" dice l’uomo dell’OECD che appare serio e anche un po’ triste mentre dipinge il futuro del mondo. Tuttavia, per l’audience della Stuyvesant Room - tutti uomini tranne un gruppetto di donne – tutto ciò è fonte di buone notizie e l’umore è altrettanto buono. Come potrebbe essere altrimenti? Dopotutto, la fame è il loro business.
La combinazione di "più individui e meno terra" rende quello sul cibo un investimento sicuro, con un ritorno annuale del 20-30%, raro in questi tempi di crisi economica. Non ci sono esperti di Wall Street, nemmeno persone che muovono soldi da un continente all’altro come fossero palle da biliardo. Al contrario, questi sono investitori estremamente conservatori che comprano o affittano terreno per produrre farina o allevare mandrie. Ma in Europa e negli Stati Uniti la terra è scarsa e costosa. Risolvere il problema significa dirigersi verso nuove terre disponibili solo in Africa, Asia e Sud America. Questa combinazione di fattori ha prodotto un gioco in cui la posta è molto alta, una specie di Monopoli della vita vera, in cui fondi di investimento, banche e governi sono impegnati in una gara per accedere alle terre arabili del mondo.

'L’ultima frontiera per trovare Alpha
Susan Payne, una signora inglese dai capelli rossi (foto a destra), è l’Ad del più grande fondo agricolo nell’Africa del sud; 150.000 ettari, la maggior parte in Sud Africa, Zambia e Mozambico. Payne spera di ottenere mezzo miliardo di euro dagli investitori. Parla di lotta alla fame, ma l’heading nelle sue slide in PowerPoint, abbellite con foto di campi di soia al tramonto, raccontano un’altra storia. Uno di quegli heading fa riferimento a "Africa – l’ultima frontiera per trovare alpha." La parola "alpha" sta a significare un investimento per cui il profitto è più grande del rischio. Africa è "l’alpha country". Perché la terra in alcune regioni è molto fertile e proprio a buon mercato. Il latifondo di Payne costa 350-500 dollari per ettaro in Zambia, circa un decimo del prezzo che avrebbe in Argentina o negli Stati Uniti. Per un piccolo produttore, la media per ettaro in Africa è rimasta invariata negli ultimi 40 anni. Con un poco di fertilizzante e di irrigazione in più, il profitto potrebbe quadruplicare insieme al raccolto. Per gli investitori ci sono quindi condizioni perfette.
Susan Payne la vede così e in tal maniera anche i suoi investitori. Infatti, ci sono state talmente tante richieste per quel tipo di investimento che Payne ha dovuto recentemente creare un nuovo fondo finanziario. Sono attualmente disponibili una gran quantità di capitali. E’ il secondo anno di crisi economica globale, e gli investitori stanno cercando approdi sicuri, che è il motivo per cui l’audience di New York include non solo gestori di hedge fund ed executive dell’industria dell’agricoltura, ma anche rappresentanti di fondi pensione e capi di uffici finanziari di ben cinque università, Harvard inclusa. Migliaia di fondi di investimento, dal piccolo al grande, hanno iniziato ad applicare la formula base del mondo e della vita: l’uomo deve mangiare, comunque.
La BlackRock, una compagnia di investimenti statunitense, per esempio, ha creato un fondo agricolo di 200 milioni di dollari, e ne ha investiti 30 milioni per l’acquisto di terreni. Renaissance Capital, una compagnia russa, ha comprato più di 100.000 ettari in Ucraina. Deutsche Bank e Goldman Sachs hanno investito i loro soldi in fattorie cinesi per l’allevamento di maiali e galline, investimenti che includono i diritti legali sui terreni agricoli. Il cibo sta diventando il nuovo petrolio. Le riserve mondiali di grano si sono drasticamente ridotte fino ad arrivare ad un minimo storico all’inizio del 2008, accompagnato da un’esplosione dei prezzi. Proprio come era accaduto per il petrolio durante la crisi degli anni Settanta. Ci sono state contestazioni e proteste per il pane in giro per il mondo, e 25 paesi, inclusi quelli con i più grandi esportatori di grano, hanno imposto restrizioni all’esportazione di cibo. Poi è arrivata la seconda crisi del 2008, quella economica. Due paure – la paura della fame e quella dell’incertezza – sono confluite in quello che qualcuno sta già definendo come un colonialismo di seconda generazione.

Una situazione Vinci-Vinci?
Cosa differenzia questo colonialismo dal primo è il fatto che quei paesi sono disposti a lasciarsi conquistare. Il primo ministro dell’Etiopia ha detto che il suo governo è "entusiasta" alla sola idea di rendere accessibili centinaia di migliaia di ettari di terreno. Il ministro turco dell’agricoltura ha da parte sua dichiarato: "Scegli e prendi quello che vuoi". Nel bel mezzo di una guerra contro i Talebani, il governo pachistano fece uno show in strada a Dubai cercando di convincere gli sceicchi con argomenti quali la sospensione delle tasse o eccezioni nella legislazione del lavoro. Tutti questi sforzi hanno due speranze in comune. Una è quella delle nazioni povere di raggiungere lo sviluppo e la modernizzazione nel settore agricolo. L’altra è la speranza mondiale che gli investitori stranieri in Africa e Asia siano in grado di produrre sufficiente cibo per un pianeta che ben presto sarà popolato da 9.1 miliardi di individui; che essi si portino quindi con sé tutto ciò che finora è mancato ai paesi poveri, tecnologia inclusa, capitali e conoscenze; e che questi investitori siano capaci non solo di raddoppiare i raccolti di grano, ma in molte regioni dell’Africa, aumentrala dieci volte. Alcune stime hanno previsto infatti un declino della capacità produttiva tra il 3 e il 4% nel 2080, se comparato con l’anno duemila.
POI CHIEDIAMOCI PERCHE' GLI IMMIGRATI CERCANO UNA VITA MIGLIORE ALTROVE!

Nessun commento:

Posta un commento