"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

venerdì 31 dicembre 2010

Discorso

L'ultimo dell'anno è previsto il discorso del Presidente della Repubblica. Dato che, l'attuale Presidente ritengo che non mi rappresenti per niente, al punto che ha firmato l'ennesima porcata di quest'esecutivo pluricapitalista, voglio ascoltare insieme a voi, le parole di ben altra levatura morale, dalla voce di un uomo che rimpiango immensamente.


giovedì 30 dicembre 2010

Forum nucleare italiano

6 milioni di euro.
Ecco il primo costo del nuovo nucleare. 6 milioni, per sentire due decerebrati, che si pongono domande, falsamente neutrali, sull'energia nucleare. Milioni di soldi nostri, che pagheremo in bolletta, per il nuovo spot del cosiddetto Forum Nucleare Italiano. I soggetti aderenti al forum che, apparentemente, dovrebbe far conoscere svantaggi e vantaggi dell'energia atomica, sono quelli che hanno interesse a costruire le centrali, ovvero: Westinghouse, Enel, Ansaldo Nucleare, Areva e Edf.
Secondo loro, il Forum nazionale italiano, si propone principalmente tre obbiettivi:
1) contribuire, come soggetto attivo, alla ripresa del dibattito pubblico sullo sviluppo dell'energia nucleare in Italia, promuovendo il dialogo tra tutti gli attori coinvolti;
2) favorire una più ampia e approfondita conoscenza dell'opzione nucleare e delle sue implicazioni, come condizione indispensabile di un confronto non pregiudiziale sul tema;
3) rappresentare un centro di divulgazione di una informazione tecnico-scientifica sull'energia nucleare che sia ampia, chiara, trasparente e accessibile.
Ora, sapendo chi sono i soggetti e avendo visto lo spot, abbiamo capito cosa significa quel principalmente.
In sostanza, si vuole far passare quest'energia come una cosa benevola, una rassicurante fonte di luce e calore. Io, mi ricordo bene di aver votato contro nel referendum e di aver vinto, ergo, niente energia nucleare in Italia! Nel tentativo di far ricordare a tutti, quali sono gli effetti delle radiazioni, ho creato la seguente immagine, sperando che voi concorriate a diffonderla, a copiarla, incollarla, spedirla... Lo so, è un immagine piuttosto forte, ma se non ci diamo una mossa, ci troveremo presto una seconda Chernobyl.

sabato 25 dicembre 2010

Ora italiana da campanile

La data che vedete in alto, non è corretta. Mi serviva una pagina ed ho usato questa. C'erano gli auguri di Natale, ma visto come vanno le cose, li ho tolti. Veniamo a noi!

Ogni volta che, chiacchierando, cito il blog, la gente mi domanda il perchè del titolo. Vi dico subito che la famosa frase dei Pagliacci di Leoncavallo, non c’entra niente, o meglio, c’entra perché sono un melomane e quindi mi ha ispirato. La vera ragione è un’altra, più legata all’attualità anche se affonda le radici nel passato. Un amico mi regalò un libro, “Calendario-Le feste i miti, le leggende e i riti dell’anno” di Alfredo Cattabiani, nel leggerlo ho trovato la spiegazione, esatta, alla succitata frase dei Pagliacci, che non mi era mai risultata chiarissima. Durante il XVII secolo, per l’uso comune civile e religioso, in Italia (ma non solo), fu adottata l’Ora Italiana da Campanile, che aveva la stessa durata di quella solare, in uso fino ad allora, ma con la differenza che la ventiquattresima ora, non coincideva più, con il tramonto del Sole. Quindi si ebbe uno spostamento di mezz’ora in avanti, per  farla coincidere con il suono dell’Ave Maria, che cadeva appena faceva buio. I senesi conoscono bene, la canzone popolare che dice: “Suonano le ventiquattro e tu sei l’idolo del mio cuore”, ma tutti quanti hanno sentito, almeno parlare, del cappello sulle ventitrè. Allora, le ventitreore erano il momento, in cui il sole era basso sull’orizzonte, così basso che le tese dei cappelli, venivano portate in avanti per proteggere gli occhi. Quando ho cominciato a scrivere sul blog, eravamo in quel momento della vita politica italiana, in cui il sole stava tramontando e dava molta noia agli occhi. Era il momento, in cui si sapeva, per certo, che sarebbe arrivato il buio nel giro di poco. Naturalmente, il buio, è arrivato. Siamo nella notte della democrazia, camminiamo a tentoni, sbattiamo contro gli ostacoli messi in giro dai fetidi abitanti del buio, quelli che i bambini cercano sotto il letto prima di dormire. In questo buio, non abbiamo orologi, non sappiamo quanto manca al mattino, al ritorno della luce. Però, sappiamo che la luce arriverà, che i demoni della notte saranno sconfitti e avremo davanti una giornata lunghissima, forse, infinita. Vedetela pure come “il sol dell’avvenir”,  non è una brutta immagine. Stanno finendo molte notti nel mondo, molti popoli si svegliano dall’incubo, questo mi fa pensare che, anche per noi, la luce è vicina.


Altra cosa, che nessuno mi ha chiesto, ma che vi dico ugualmente, è che l'immagine della testata è  tratta da una tavoletta di Biccherna del 1460 di Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, raffigurante l'icoronazione di Pio II. Per i non senesi, devo chiarire che cosa sono, queste tavolette. Si tratta di copertine in legno dipinto, che la magistratura finanziaria della Biccherna senese, commissionava ai maggiori artisti dell'epoca, per i propri registri annuali. Quest'usanza cominciò nel XIII secolo e si protrasse, fino al XVII, anche se da un certo punto in avanti, non furono più copertine dei registri, ma veri e propri quadri. A noi ne sono arrivate 124 che sono conservate nell'Archivio di Stato di Siena. Perchè ho scelto quest'immagine? Per vari motivi. In primis perchè Pio II, è Enea Silvio Piccolomini, nato a Corsignano (che farà divenire Pienza), ma di nobile famiglia senese. Oltre al campanilismo, Enea Silvio (che se fosse vivo, ripudierebbe uno dei suoi nomi ) fu uno dei più grandi, umanisti della Storia, autore de' "I Commentari", che un giorno leggerò integralmente. Per ora ho letto solo degli estratti, ma per goderli a fondo, dovrò approfondire la mia conoscenza del latino, in quanto Pio II era un erudito che scriveva la lingua latina, in una forma elegantissima e perfetta. Non pensate che siano di una noia papale, anzi, sono infarciti di cose oltremodo mondane, non c'era ancora stata la Controriforma moralizzatrice. Poi, il pontefice in oggetto mi è simpatico,  perchè volle indire una crociata, alla quale non si presentò nessuno e lui, morì ad Ancona aspettando la flotta. Ho semplificato molto, ma suppergiù, andò così.  Del pittore, vi dico solo che è uno dei più grandi artisti senesi, che fu seguace e continuatore di Donatello, che anche nella scultura raggiunse livelli strepitosi. Basta! Va bene, ma perchè, un anticlericale come me, ha scelto un'immagine religiosa? Innanzitutto, è più politica che religiosa, raffigura un evento del potere temporale. Poi, la realtà, è che mi piace. Pio II è sepolto a Roma,  insieme al nipote, Pio III (fantasia al potere!) in Sant'Andrea della Valle, la chiesa in cui è ambientato il primo atto della Tosca di Giacomo Puccini. Alla fine tutto quadra.

sabato 18 dicembre 2010

Attenti, il giochino si rompe!

Rivolta contadina contro i feudatari-miniatura del XV secolo
Da che mondo è mondo, i potenti che non ascoltano il popolo, fanno una brutta fine. Voi per chi fate il tifo nella miniatura? Questo governo da anni è sordo alle proteste dei giovani, dei lavoratori, dei piccoli imprenditori. Quando governava Prodi, bastarono qualche decina di taxisti adirati e un po' di farmacisti in corteo, per fare retromarcia sulle liberalizzazioni. Ora si stà incazzando l'Italia tutta, ma niente, sordi come campanari. Sento alla televisione dei deliri, che mi fanno imbestialire; Mantovano ieri sera al Tg3, in merito alla scarcerazione dei ragazzi arrestati il 14, parlava di "pericolo di reiterazione del reato". Intanto l'accusa per i rilasciati, è di resistenza a Pubblico Ufficiale e non di danneggiamenti (quelli veramente pericolosi, si son guardati bene d'avvicinarli), poi dei ragazzi minorenni, studenti incensurati, pensate che ritornino in corteo con un processo che li aspetta tra pochi giorni? Solo la strumentalizzazione malata dei politici e la demenza colpevole dell'opinione pubblica, può addossare a questi ragazzi una qualsivoglia colpevolezza, in merito agli incidenti. Per chi comanda e per il popolo bue, resistenza a Pubblico Ufficiale, significa difendersi dai colpi del manganello (la Storia si ripete tristemente), dati senza ritegno da fascisti mascherati con la divisa antisommossa, che i loro 1.200 euro al mese (meschini! Un lavoratore di cooperativa se arriva a 850, è grassa)  potevano sudarseli in fabbrica o nei campi, se non avessero avuto il cervello malato da poliziotti. Malati di mente? Come definite della gente, capace di calpestare e prendere a calci un ragazzo inerme, steso in terra? Io, con tutto l'odio viscerale che provo per Berlusconi, non sarei capace di trattarlo così; lo vorrei morto, ma non in quel modo. Questi simpatici difensori dello Stato, due anni fa, fecero passare in piazza Navona un camioncino carico di fascisti armati di catene e mazze dipinte in modo inequivocabile, per contrastare gli studenti (e questo l'ho visto con i miei occhi). Appena scesi dal camioncino, cominciarono a devastare tutto quello che c'era intorno, volarono i banchetti del mercatino, i tavoli dei bar, insomma tutto quello che c'era di mobile, lo lanciarono. Io, era da una parte, sotto un portico adiacente la piazza e con me c'erano tanti poliziotti, che non avevano nessuna intenzione d'intervenire. Poi i manifestanti, malmenati si ritirarono, dopo tutto loro non erano armati. Di questa devastazione nessuno ha detto nulla, come delle altre che, suppongo, ci siano state. Quindi questi "poveri" difensori dell'ordine pubblico, che poche ore prima, erano a protestare contro il governo e poche pre dopo erano a spaccare la testa, a chi faceva la stessa cosa, dovrebbero fare un esame di coscienza (se la trovano) e una volta fatto, buttarsi nel Tevere, manganellandosi i coglioni alla Tafazi.

Senza ribellione, non si può invertire il corso delle cose!

Contro la criminalizzazione delle lotte!                                18.12.2010


Il 14 dicembre 2010, a Roma 100.000 persone hanno assediato il teatrino
della politica borghese, per la cacciata della banda Berlusconi, mentre
decine di migliaia, nel frattempo, scendevano in strada in altre parti del
paese. Operai, studenti, pensionati, disoccupati, compagni e compagne hanno
detto così no al governo dell'irresponsabilità e della devastazione
nazionale, del saccheggio del paese a beneficio del Vaticano, delle
Organizzazioni Criminali e di un pugno di speculatori. Hanno detto no ad una
maggioranza inetta a governare, costruita con i giochetti sottobanco, la
corruzione, la compravendita dei voti e i ricatti.
100.000 persone (non 100 black block!) si sono ribellate a 20 anni di
malgoverno del centro-destra (Berlusconi, Fini, Bossi) e del centro-sinistra
(Prodi, D'Alema, Amato, Dini) entrambi responsabili di aver portato il
paese allo sbando.
100.000 persone hanno detto no alla distruzione progressiva dei diritti dei
lavoratori, alla precarizzazione del lavoro, alla riduzioni delle pensioni,
alla distruzione dell'istruzione e della sanità pubbliche, al degrado
idrogeologico e ambientale del paese, alla violazione aperta e sfrontata
della Costituzione. Hanno affermato ribellandosi il diritto ad un futuro
dignitoso!
Hanno nella pratica, in una pratica comune alle masse popolari di tutta
Europa travolte dalla crisi, riconosciuto il principio che per cambiare è
necessario e legittimo ribellarsi!
Perché senza ribellione, non si può invertire il corso delle cose!
La lotta di piazza da rivendicativa è divenuta politica!
Berlusconi non se ne andrà da solo e non è seguendo i balletti di Fini e
Casini che ce ne libereremo. E nessun governo tecnico emanazione di questo,
potrà salvarci, perché a formarlo sarebbero ancora una volta i promotori
stessi della rovina in cui precipitiamo.
Nella grandiosa rivolta andata in scena a Roma esiste già, come nella grande
manifestazione della FIOM di ottobre, una prospettiva reale di cambiamento:
sono le organizzazioni operaie e popolari, i comitati di lotta a dover
prendere nelle mani il proprio futuro, a doversi organizzare per costruire
un proprio governo di emergenza popolare.
Oggi, nonostante la lezione di Roma, destra e sinistra sono ancora unite
nella criminalizzazione del movimento sceso in piazza e della violenza che
esso avrebbe generato! Unite nel tentativo di dividere i buoni dai cattivi
per spezzare la forza che quel movimento è stato capace di esprimere!
Ci si lascia zittire da un gruppo di fascisti e mazziatori che sono al
governo sulle domande circa l'ipotesi di infiltrati nei cortei, come se lo
sbaglio commesso su uno di questi cancellasse la presenza degli altri e
l'applicazione in momenti di grande tensione sociale della tristemente nota
"ricetta Cossiga". Oggi Maroni e company attaccano i magistrati che hanno
rilasciato i manifestanti fermati e fanno l'elogio della polizia, mentre in
secondo piano finiscono i pestaggi della polizia sui manifestanti e il
trattamento riservato ai fermati stessi. Sul vergognoso editoriale di Libero
"La sinistra ripete gli errori degli anni '70" del 17.12.2010, si stravolge
la storia del G8 di Genova (sancita dalle sentenze stesse dei magistrati),
mentre il Ministro Maroni prepara l'ulteriore stretta repressiva con la
proposta "di nuclei mobili" per fermare i violenti.
A quanti tra gli intellettuali di sinistra, sinceri democratici, magistrati
onesti cercano un filo rosso tra quel che accade oggi e la storia degli
ultimi 40 anni, fatta di stragi di Stato rimaste impunite, di omicidi di
Stato, di repressione cilena e illegalità delle autorità sperimentata su
vasta scala il 17 marzo 2001 a Napoli e il 20 luglio 2001 nel G8 di Genova,
noi chiediamo il coraggio di andare oltre la costruzione della memoria
storica, noi chiediamo il coraggio di schierarsi decisamente dalla parte del
popolo di Roma, di cercare in quel che a Roma si è espresso quella
prospettiva che a loro ancora manca.
E' il momento di schierarsi con decisione, di schierarsi dalla parte di chi,
anche con metodi all'apparenza forti, combatte per contrastare una deriva
reazionaria, altrimenti inarrestabile.
Per questo inoltriamo in allegato (disponibile sul sito-ndr) l' "Appello delle lavoratrici e dei
lavoratori Autoconvocati contro la criminalizzazione del movimento
studentesco e per l'immediata liberazione dei compagni arrestati", invitando
a sottoscriverlo, assieme ad una bella lettera di "Risposta a Saviano"
pubblicata su Indymedia.
Per questo ribadiamo l'invito a esprimere solidarietà con i 4 compagni
accusati, nell'inchiesta ordinata dal PM di Bologna, Morena Plazzi,
"Caccia allo sbirro", di aver promosso la vigilanza democratica e di aver
collaborato a rendere noti volti di agenti di polizia attraverso la
pubblicazione di foto sul sito realizzato dal (nuovo)Partito comunista
italiano
Quanto più avanzerà la crisi, tanto più aumenterà il ricorso alla
repressione e ai corpi speciali di picchiatori, criminali, squadristi,
torturatori, fascisti, assassini e stragisti contro le masse popolari, conto
i promotori della difesa e della ribellione delle masse popolari e in
particolare contro i comunisti!
Promuovere l'identificazione di infiltrati, provocatori e autori di abusi
all'interno delle forze dell'ordine è oggi come negli anni addietro (strage
di Bologna, l'omicidio di Pinelli, come sequestro Abu Omar, omicidio dei
vari Cucchi e Aldrovandi) un legittimo esercizio di democrazia ed una
pratica da estendere, per ostacolare e smascherare i crimini, i complotti,
le manovre e le trame dei poteri forti ai danni delle masse popolari e
dell'ordinamento costituzionale.
Oggi, dai documenti di Wikileaks, il sito posto sotto attacco perché avrebbe
messo ripetutamente a rischio "l'incolumità degli agenti infiltrati e la
causa dei diritti umani", pubblicati dal settimanale tedesco Der Spiegel,
vengono le prove di come l'attuale governo italiano, dal presidente delConsiglio Silvio Berlusconi ai suoi ministri, della Difesa Ignazio la Russadella Giustizia Angelino Alfano, al superconsigliere Gianni Letta (al pari di quanto fatto anche dal Governo Prodi), hanno servito gli interessi USA,
contro gli interessi nazionali, affinchè non si arrivasse alla condanna
neppure dei responsabili materiali di questo gravissimo crimine (i mandanti
politici sono sempre stati coperti dal segreto di Stato) .
Cosa mettono realmente a repentaglio siti come Wikileaks o Caccia allo
sbirro, se non la coltre di impunità che riveste i mandanti e gli autori
di reati gravissimi o di operazioni sistematiche condotte ai danni delle
masse popolari?
L'udienza che si terrà a Bologna il 22 dicembre prossimo contro i compagni
incriminati per Caccia allo sbirro ha una valenza politica importante,
soprattutto in questa fase di crisi generale e di grandi rivolgimenti
sociali che lo Stato vorrebbe stroncare imponendo una svolta reazionaria.
Proprio per ribadire questa valenza politica e per sottolineare
ulteriormente il legame esistente tra questa inchiesta e la volontà politica
di "schiacciare" ogni tentativo di contrastare disegni eversivi, gli
imputati hanno scelto di affiancare in questo procedimento al loro
precedente avvocato, Danilo Camplese, l'avvocato Carmelo Scambia, che ha
rappresentato la parte civile nel processo Abu Omar.
Invitiamo tutti ad intervenire al presidio di solidarietà ai compagni
inquisito che si terrà a Bologna il 22 dicembre 2010 a partire dalle h. 9.00
Firmate l'appello "Estendere e rafforzare la vigilanza democratica"
inviando una mail a vigilanzademocratica@carc.it oppure on line sul sito
"Caccia all'abuso" http://www.cacciallabuso.net/
Dieci, cento, mille siti "Caccia allo Sbirro"! Dieci, cento, mille
Wikileaks!
Incondizionata solidarietà ai feriti e ai fermati durante gli scontri di
Roma!

Ribellarsi è giusto! Ribellarsi è necessario!







mercoledì 15 dicembre 2010

Vacanze romane

Oggi a Roma era tutto tranquillo. Gli scontri di ieri, non hanno lasciato segni; niente macchine bruciate o motorini arrostiti. Probabilmente Alemanno è più veloce della Rosa Russo a rimuovere la spazzatura (forse non conviene lasciare tracce in giro, quando si mandano degli infiltrati). La metro funzionava, i bus anche e a Palazzo Grazioli (sputh!) c'erano solo un paio di sfigati con la mitraglietta e le righe rosse sui calzoni. Evidentemente, il gran capo, era a festeggiare da qualche altra parte, magari ad Antigua. Intanto, il debito pubblico, s'incrementa di ora in ora, l'agonia di quest'omuncolo, è anche l'agonia dell'Italia. Abbiamo pagato il CEPU un altra volta, oltre alle vergognose sovvenzioni che lo Stato elargisce a questa pseudo-struttura-scolastica, che a suon di migliaia di euro ti fa "rubare" il diploma, ci mancava anche il ricatto. Per chi non lo sapesse, ma credo nessuno, Catia Polidori che ha svoltato a favore del governo nell'ultimo minuto utile, sarebbe (ma lei smentisce) la cugina di Francesco Polidori, Mr.CEPU, fedelissimo del Cav. Quindi, alla minaccia di non finanziare, questa bella organizzazione a delinquere, che chiamano CEPU, lei sarebbe venuta a più miti consigli. Insomma, tra sovvenzioni alle scuole private, mutui pagati a gogò e mazzette da: "Io ci campo una vita", il lurido schifoso ce l'ha fatta. Tre voti non sono niente, ma intanto lui resta lì e per una volta non è lui che va a puttane, ma l'Italia. E' solo questione di tempo, ma mai come adesso, il tempo è denaro (nostro).

Come vedo io la scuola privata
Cepu, i precari si ribellano (clicca quì)

Di Pietro, unica opposizione (clicca quì)

martedì 14 dicembre 2010

Fiducia? Parliamo d'altro.


Sono deluso. E' meglio che non esprima il mio disprezzo per la classe politica. Staremo a vedere l'evoluzione degli eventi. Meglio rivolgere altrove l'attenzione, parliamo di restauro e lasciamo la merda dove si trova.


Il restauro, sia che si tratti di un opera d’arte o di un comunissimo pezzo di serie, deve considerare l’oggetto dal punto di vista della sua fisicità e del suo valore artistico e storico, in funzione di una sua trasmissione al futuro. Noi, siamo autorizzati dall’etica, a restaurare solo la materia dell’oggetto, non la sua essenza. Quindi non possiamo, con interventi arbitrari, tentare ricostruzioni azzardate di parti mancanti. Mi viene in mente a questo proposito, la gorgone dell’Athenaion di Siracusa, il cui reintegro è stato possibile, grazie alla specularità dell’oggetto. Mentre, il concetto di rispetto che abbiamo espresso prima non sempre è stato un valore positivo, si pensi alle reintegrazioni delle statue greche e romane nel rinascimento, una per tutte il Laocoonte, che stravolgevano l’essenza dell’opera. Quindi, secondo la teoria del Brandi, universalmente condivisa, anche se un po’ aggiornata, il restauro deve essere completamente reversibile. Questo può essere vero solo in parte. Poniamo il caso che ci troviamo a dover consolidare un’architrave in legno, di una casa romana, così, solo per esempio. Usiamo un consolidante X, perfettamente reversibile che, con una passata di acetone, possiamo rimuovere. Fin qui la teoria è rispettata. Ma perché il consolidante sia efficace, deve penetrare in profondità nel legno; allora diventa impossibile, rimuoverlo in un secondo tempo. Lo stesso principio vale per la pietra e i materiali porosi in genere. Come possiamo noi sapere, come il consolidante (o il protettivo, o l’integrazione), si comporterà tra cento, duecento, mille anni? Allora è vero che, se da una parte il restauro permette una conservazione, a breve o a lungo termine, noi non possiamo essere sicuri che, col nostro intervento, non abbiamo provocato un danno peggiore, che si manifesterà chissà quando; come, ad esempio, accade oggi ai dipinti restaurati, in anni passati, con tecniche empiriche.
Esempio: nella chiesa di S. Martino a Siena, c’è un dipinto di Guido Reni, reso illeggibile dall’uso di una mistura a base di erbe, che fu applicata nell’Ottocento. Chi l’ha fatto pensava di far bene, dato che sul momento, aveva ottenuto uno splendido effetto di pulitura.
 Orlando Ciampini


lunedì 13 dicembre 2010

Ai bei tempi, bastavano trenta denari

Nemmeno Mussolini aveva osato tanto! La scuola è allo sbando, gli operai sono a spasso, l'Aquila langue, la merda copre Napoli e il governo cosa fa? Io continuo a sperare che coloro che hanno collaborato, col loro voto, a questa follia senza senso, si redimano e cambino strada. Se così non fosse: che passino un felice Natale! Un Natale bello, come quello degli immigrati, dei cassintegrati, dei precari e di tutte le altre "vittime" del Sig. Berlusconi.


Alla vigilia del voto di fiducia di Camera e Senato, Berlusconi attinge ai fondi statali dell’otto per mille per un regalino prenatalizio (e pre-elettorale) alla Chiesa cattolica. Il quotidiano Libero del 10 dicembre ci informa che il premier «ha aperto proprio in questi giorni il salvadanaio di palazzo Chigi. Così con una generosità che non ha grandi precedenti, buona parte dei 144 milioni di euro che aveva a disposizione dell’8 per mille a gestione statale saranno impiegati in lavori di abbellimento e restauro di chiese, conventi, sedi arcivescovili, monasteri, confraternite, basiliche della Conferenza episcopale italiana. In tutto una sessantina di milioni. Dei 262 interventi previsti nel decreto di ripartizione dell’8 per mille statale firmato da palazzo Chigi più della metà sono destinati a questo fine a istituzioni religiose».




La mossa non è nuova, forse Libero ha la memoria corta. Lo scorso anno venne devoluta al restauro di immobili ecclesiastici l’intera cifra (10 milioni di euro) destinata ai Beni culturali e gran parte di quella (14 milioni di euro) destinata agli “interventi per il sisma in Abruzzo”. Il tutto fu deciso i primi di settembre, qualche giorno dopo il mancato incontro tra Governo e Chiesa in occasione della festa della Perdonanza. Il consesso, saltato all’improvviso a causa dell’attacco del Giornale, l’organo di stampa della famiglia Berlusconi, al direttore di Avvenire Dino Boffo, doveva sancire l’ufficiale ‘perdonanza’ del premier per le sue vicende di letto. Devolvendo alla Chiesa parte del gettito dell’otto per mille statale il nostro eroe comprava ciò che un incauto linciaggio giornalistico aveva annullato. Oggi i motivi di tanta «generosità», come la definisce Libero, sono palesi e vanno a ingrossare il paniere dei sospetti sulla compravendita di voti; quelli dei parlamentari per il voto di fiducia del 14 dicembre, quelli dei cattolici per le prossime – e probabilmente vicine – elezioni politiche. Nulla di nuovo per quanto riguarda la mercificazione della cosa pubblica da parte di Berlusconi, dunque. I governi passano e Berlusconi, qualsiasi cosa sancisca il Parlamento, è un uomo politicamente finito, sperando che una sua eventuale uscita di scena segni anche la fine di un’epoca in cui gli assetti di governo si definiscono a pranzo con i cardinali. L’inadeguato meccanismo di ripartizione dell’otto per mille, invece, rimane. E merita attenzione e la più ampia diffusione tra i cittadini, che dovrebbero spingere con ogni mezzo per la sua modifica. In primo luogo per la lista dei destinatari: sei confessioni religiose (ma dal prossimo anno dovrebbero entrare in vigore le nuove intese stipulate con altre confessioni) più lo Stato italiano che però non garantisce le scelte dei contribuenti, visto che attinge ai fondi del gettito a lui destinato per voci ordinarie di bilancio o addirittura, come negli ultimi anni, per sostenere le spese ecclesiastiche di ristrutturazione già comprese nel fondo “edilizia di culto” della quota di otto per mille destinata alla Chiesa. In secondo luogo, i contribuenti non scelgono di destinare l’otto per mille dell’Irpef del loro reddito, ma votano per la ripartizione del gettito derivante dai redditi di tutti i contribuenti. Succede così che la scelta di un cittadino che guadagna 20mila euro l’anno valga come quella di chi ne guadagna 200 mila. Ossia contano le persone e non i redditi. In terzo luogo, le scelte non espresse vengono ripartite in modo proporzionale e la maggior parte dei cittadini ancora ignora che non firmando l’apposito modulo della dichiarazione dei redditi si affida alla scelta della maggioranza. Ecco perché la Chiesa cattolica, indicata da circa il 35% dei contribuenti, riceve più dell’80% dell’intera cifra, ossia circa un miliardo di euro l’anno. In sintesi, chi non effettua una scelta perché non si riconosce in alcuno dei destinatari designati sceglie comunque e nel modo peggiore, ossia per suddivisione proporzionale; chi sceglie lo Stato nella speranza che dedichi i fondi alla fame nel mondo, alle calamità naturali, all’assistenza ai rifugiati o alla conservazione dei beni culturali, come da dichiarazione di intenti, finisce suo malgrado per finanziare parrocchie e conventi ad esclusivo appannaggio del consenso politico del premier di turno; chi, infine, sceglie la Chiesa cattolica certo che devolva il gettito a opere di carità non sa – e le martellanti pubblicità della Cei di certo non lo informano – che solo il 20% dell’introito viene destinato in beneficienza, mentre l’80% è suddiviso tra gli stipendi del clero e non meglio identificate “esigenze di culto”. Non è ora di dire basta?


Cecilia M. Calamani


Con la diplomazia non ce lo toglieremo mai dai coglioni! 

Forza ragazzi,
RIVOLUZIONE


martedì 7 dicembre 2010

Dimissioniamoli noi

Il giorno 15, sarò a Roma! Devo andarci per dare un esame, Metodologia e Tecnica della Ricerca Archeologica. Altre volte, sono andato a Roma solo per manifestare, se non avessi dovuto andare il 15, sarei andato il giorno prima. Non importa cosa avverrà il 14, tanto che sia sfiduciato o no questo governo, la musica non cambia. Al potere rimarranno i soliti personaggi, che troveranno sicuramente il modo di parare il culo a Berlusconi e compagni camerati vari. Insomma, capiti quel che capiti, la contestazione non si fermerà. Nel pomeriggio del 15, dopo l'esame, darò il mio appoggio, alle migliaia di persone che, mi auguro, staranno ancora manifestando, per mandarli TUTTI a casa (o in galera, dipende dai casi). Questa volta unisco l'utile al dilettevole; qual'è l'utile e qual'è il dilettevole? Fate voi!

                         Se Berlusconi ha un merito, è quello di averci dato dei  ragazzi così.


Lettera aperta degli studenti e delle studentesse della Rete della Conoscenza alla società civile,
all'opposizione sociale, ai cittadini in lotta.

Siamo studentesse e studenti che da settimane sono in mobilitazione permanente.Centinaia sono le scuole e le università occupate, migliaia gli studenti e le studentesse che hanno inondato le piazze negli ultimi mesi, contro la più grande rapina della storia del nostro paese: ilfurto del nostro futuro.  Paghiamo la precarietà come condanna esistenziale. Nello studio come nel mondo del lavoro le nostre vite sono ridotte a merce da sfruttare per ingrassare i portafogli di chi ha provocato la crisi. Le nostre scuole e le nostre università sono sommerse dalle macerie prodotte da vent'anni di politiche scellerate, di tagli e finte riforme che hanno ridotto l'accesso alla conoscenza ad un beneesclusivo per pochi che nonostante la possibilità di conseguire un titolo di studio sono costretti ad emigrare, a fuggire dal disastro economico, sociale e civile in cui versa il nostro paese. Siamo studentesse e studenti, indignati nei confronti dell'attacco ai diritti generalizzato in tempi di crisi che colpiscono noi, il mondo del lavoro e dei beni comuni. Hanno tentato di isolarci, di dividerci, di metterci ai margini della società. Ci mobilitiamo perché vogliamo uscire da questa marginalità e riprenderci il diritto a cambiare la politica e a riconquistare un presente e un futuro all'altezza dei nostri sogni, di essere realmente liberi dalle nuove schiavitù. L'attacco che subiamo nelle scuole e nelle università è lo stesso che propone la Confindustria agli operai di Pomigliano, è lo stesso che subiscono le popolazioni campane sommerse dai cumuli di immondizia, è lo stesso delle popolazioni aquilane prese per i fondelli dall'illusione della “ricostruzione”, è lo stesso degli immigrati di Brescia saliti su una gru ed espulsi appena scesi.Il governo Berlusconi sta per cadere. Forse è già caduto: a prescindere dall'esito del votoparlamentare del 14 dicembre, il blocco sociale che ha irresponsabilmente sostenuto il governofinora si è sgretolato, sotto i colpi degli scandali sessuali, della corruzione ostentata. La fine di questo governo, che definiremmo ridicolo se non fossero tragiche le conseguenze del suo operato sulla vita di tante donne e uomini, non può che essere una buona notizia per qualsiasi cittadino, e come tale va celebrata. Ma ci sarebbe poco da festeggiare, la sera del 14 dicembre, se Berlusconi cadesse al termine di una partita giocata interamente all'interno del Palazzo. Non ci basta. La liberazione che meritiamo richiede un risveglio collettivo, richiede la rivolta pacifica e determinata di chi è stanco di essere suddito, richiede che noi, uomini e donne che vivono in questo paese, scendiamo in piazza per sfiduciare davvero Berlusconi. Non aspettiamo Fini o suoi simili, non appendiamoci ancora una volta all'effimera volontà di parlamentari comprati e venduti comevacche da latte, non sottoponiamoci al supplizio di dover assistere da spettatori al tragicomico spettacolo che è diventata la nostra democrazia. La vera opposizione siamo noi, come abbiamo ampiamente dimostrato nelle tante lotte che abbiamo condiviso negli ultimi anni, nel grande silenzio della “grande politica”. Il 14 dicembre saremo in piazza in tutta Italia ma non ci limiteremo a sfiduciare il governo, al contrario, dimostreremo che noi, generazione precaria e senza futuro, non siamo sfiduciati. E' arrivato il momento di passare dalla resistenza alla riscossa. Sosteniamo l'appello lanciato dal percorso “uniticontro la crisi” che convoca le iniziative per quella data, lo raccogliamo e lo rilanciamo all'interno dei territori, nelle scuole e università perché convinti che la mobilitazione per il 14 si debba allargare e moltiplicare con l'obiettivo di un'ampia partecipazione popolare. Il governo è precario come noi, ma, a differenza di Berlusconi e dei suoi vassalli di oggi e di ieri, a differenza di chi lo sostiene e di chi abbandona la barca, noi non cadiamo. Noi il giorno dopo saremo ancora lì, nelle scuole, nelle università, tra le macerie di questo paese, pronti a costruire un'alternativa, pronti a ricostruirci il futuro. Se il 14 dicembre finirà un'epoca, la prossima saremo noi. Facciamo delle mobilitazioni di questi mesi, delle relazioni che abbiamo costruito, delle idee che abbiamo elaborato, l'inizio della nuova Italia. Mobilitiamoci in tutte le città, invitiamo la societàcivile, i lavoratori e le lavoratori, il mondo della cultura e i cittadini in lotta a costruire con noi unavera e propria giornata di liberazione. Mandiamolo a casa, costruiamo il futuro.