"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

sabato 25 dicembre 2010

Ora italiana da campanile

La data che vedete in alto, non è corretta. Mi serviva una pagina ed ho usato questa. C'erano gli auguri di Natale, ma visto come vanno le cose, li ho tolti. Veniamo a noi!

Ogni volta che, chiacchierando, cito il blog, la gente mi domanda il perchè del titolo. Vi dico subito che la famosa frase dei Pagliacci di Leoncavallo, non c’entra niente, o meglio, c’entra perché sono un melomane e quindi mi ha ispirato. La vera ragione è un’altra, più legata all’attualità anche se affonda le radici nel passato. Un amico mi regalò un libro, “Calendario-Le feste i miti, le leggende e i riti dell’anno” di Alfredo Cattabiani, nel leggerlo ho trovato la spiegazione, esatta, alla succitata frase dei Pagliacci, che non mi era mai risultata chiarissima. Durante il XVII secolo, per l’uso comune civile e religioso, in Italia (ma non solo), fu adottata l’Ora Italiana da Campanile, che aveva la stessa durata di quella solare, in uso fino ad allora, ma con la differenza che la ventiquattresima ora, non coincideva più, con il tramonto del Sole. Quindi si ebbe uno spostamento di mezz’ora in avanti, per  farla coincidere con il suono dell’Ave Maria, che cadeva appena faceva buio. I senesi conoscono bene, la canzone popolare che dice: “Suonano le ventiquattro e tu sei l’idolo del mio cuore”, ma tutti quanti hanno sentito, almeno parlare, del cappello sulle ventitrè. Allora, le ventitreore erano il momento, in cui il sole era basso sull’orizzonte, così basso che le tese dei cappelli, venivano portate in avanti per proteggere gli occhi. Quando ho cominciato a scrivere sul blog, eravamo in quel momento della vita politica italiana, in cui il sole stava tramontando e dava molta noia agli occhi. Era il momento, in cui si sapeva, per certo, che sarebbe arrivato il buio nel giro di poco. Naturalmente, il buio, è arrivato. Siamo nella notte della democrazia, camminiamo a tentoni, sbattiamo contro gli ostacoli messi in giro dai fetidi abitanti del buio, quelli che i bambini cercano sotto il letto prima di dormire. In questo buio, non abbiamo orologi, non sappiamo quanto manca al mattino, al ritorno della luce. Però, sappiamo che la luce arriverà, che i demoni della notte saranno sconfitti e avremo davanti una giornata lunghissima, forse, infinita. Vedetela pure come “il sol dell’avvenir”,  non è una brutta immagine. Stanno finendo molte notti nel mondo, molti popoli si svegliano dall’incubo, questo mi fa pensare che, anche per noi, la luce è vicina.


Altra cosa, che nessuno mi ha chiesto, ma che vi dico ugualmente, è che l'immagine della testata è  tratta da una tavoletta di Biccherna del 1460 di Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, raffigurante l'icoronazione di Pio II. Per i non senesi, devo chiarire che cosa sono, queste tavolette. Si tratta di copertine in legno dipinto, che la magistratura finanziaria della Biccherna senese, commissionava ai maggiori artisti dell'epoca, per i propri registri annuali. Quest'usanza cominciò nel XIII secolo e si protrasse, fino al XVII, anche se da un certo punto in avanti, non furono più copertine dei registri, ma veri e propri quadri. A noi ne sono arrivate 124 che sono conservate nell'Archivio di Stato di Siena. Perchè ho scelto quest'immagine? Per vari motivi. In primis perchè Pio II, è Enea Silvio Piccolomini, nato a Corsignano (che farà divenire Pienza), ma di nobile famiglia senese. Oltre al campanilismo, Enea Silvio (che se fosse vivo, ripudierebbe uno dei suoi nomi ) fu uno dei più grandi, umanisti della Storia, autore de' "I Commentari", che un giorno leggerò integralmente. Per ora ho letto solo degli estratti, ma per goderli a fondo, dovrò approfondire la mia conoscenza del latino, in quanto Pio II era un erudito che scriveva la lingua latina, in una forma elegantissima e perfetta. Non pensate che siano di una noia papale, anzi, sono infarciti di cose oltremodo mondane, non c'era ancora stata la Controriforma moralizzatrice. Poi, il pontefice in oggetto mi è simpatico,  perchè volle indire una crociata, alla quale non si presentò nessuno e lui, morì ad Ancona aspettando la flotta. Ho semplificato molto, ma suppergiù, andò così.  Del pittore, vi dico solo che è uno dei più grandi artisti senesi, che fu seguace e continuatore di Donatello, che anche nella scultura raggiunse livelli strepitosi. Basta! Va bene, ma perchè, un anticlericale come me, ha scelto un'immagine religiosa? Innanzitutto, è più politica che religiosa, raffigura un evento del potere temporale. Poi, la realtà, è che mi piace. Pio II è sepolto a Roma,  insieme al nipote, Pio III (fantasia al potere!) in Sant'Andrea della Valle, la chiesa in cui è ambientato il primo atto della Tosca di Giacomo Puccini. Alla fine tutto quadra.

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