"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

lunedì 25 aprile 2011

Liberazione

 
Ieri era Pasqua, della quale non me ne può fregare di meno. Giorno noioso, parenti, messaggini, campane, uova, cristi risorti, e seghe del genere. Oggi, invece è la vera festa della resurrezione. La resurrezione da quel periodo d'orrore che fu il fascismo, che ora si tende a voler dimenticare. L'ultimo attacco è stato quello ai libri scolastici, definiti comunisti, dal premier. Questo è il lato oscuro del 25 aprile, in quanto se Mussolini avesse conosciuto Berlusconi, l'avrebbe di certo mandato al confino o, addirittura, fucilato. Perchè, anche i peggiori fascisti, una parvenza di coerenza l'avevano. Oggi ci trioviamo a festeggiare la liberazione dal nazi-fascismo, combattendo per liberarci dal berlusconismo, che se anche non ha seminato morte e disperazione come i suoi predecessori, nondimeno è in odore di stragi di stato. La lotta che dobbiamo ingaggiare per liberarci dai berluscones e dai loro accoliti, si presenta ardua, anche perchè, se contro i repubblichini ed i nazisti, era lecito adoprare mitra e molotov, conto gli oppressori attuali, pare siano metodi scorretti. Bah! Poi ci sono quelli che non festeggiano il 25 aprile, come potete vedere da questo manifesto. Ogniuno è libero di fare quel che vuole, anche di prendere una, democratica, legnata nei denti; questo è un augurio per gli autori del manifesto. Ma si sa la mamma dei cretini, è sempre incinta. Quella dei cretini e delinquenti, si chiamava Rosa, e per fortuna non era sempre incinta.

Ti auguro anche un bellissimo
lutto famigliare, te lo meriti in pieno.








CHIOCCIOLACHIOCCIOLACHIOCCIOLACHIOCCIOLACHIOCCIOLACHIOCCIOLACHIOCCIOLA





Lasciatemi dire che il 25 aprile è  una giornata stupenda per un motivo, altrettanto importante: è San Marco, tradizionale festa della mia Contrada. Domani non sarò al banchetto, data la coincidenza con la Pasquetta e relativi impegni famigliari, ma saluto tutti gli amici contradaioli, nella speranza che questo sia un anno, che ci veda finalmente vittoriosi. Mi pare che ormai, ce lo meritiamo. E nel caso poi, non ce lo meritassimo, che ce ne frega, vinceremo lo stesso!












martedì 19 aprile 2011

Queste son cose da indulto?


Bravi ragazzi, fascisti e razzisti, pagati da noi per farci torturare.


“cantavano Giovinezza, Viva il Duce, le suonerie con Faccetta nera” ha raccontato di essere stata condotta in una delle ultime celle del corridoio, dove venne costretta a stare seduta con la faccia rivolta contro il muro, e che, durante i transiti per il corridoio, ai due lati c’era una fila di poliziotti, di guardie carcerarie che facevano lo sgambetto, spintonavano e ci gridavano: “Siete delle puttane, fate pompini ai negri, siete delle zecche fate schifo” e ha detto: “Le persone che stavano fuori delle celle avevano una divisa sul grigio blu e invece quelli del corridoio avevano una divisa blu”

“Non ho nessun ricordo di momenti in cui abbiamo potuto riposarci, non significa che non ci siano stati perché non me lo ricordo sinceramente, ma mi ricordo della difficoltà di dover sempre rimanere in piedi. E’ più chiara l’idea che dovevo rimanere in piedi piuttosto che potevamo riposarci”

“ mi hanno fatto vedere la foto nel mio portafoglio dei miei tre figli e mi hanno detto che se non firmavo questi bambini non li avrei rivisti così presto”

“cella piena, con persone con la faccia rivolta contro il muro, e tante persone ferite che urlavano, e c’era un perpetuo conflitto con una persona che riceveva percosse continuamente e un’altra che urlava e piangeva continuamente..ho un ricordo di questa persona che entrava e lo picchiava o direttamente attraverso le sbarre della cella e non mi ricordo più se usavano il manganello, gli stivali, i pugni o un elmetto”

“un’americana di nome Teresa coperta dalla testa ai piedi di ferite e piaghe che sanguinavano, molto molto ferita” e “mi ricordo che a un certo punto abbiamo potuto guardarci e Teresa non poteva appoggiarsi conto il muro e ho visto le sue ferite” e a Teresa avevano tagliato i capelli e ho visto che aveva un buco sul capo”

"Ho sentito persone chiamare padre e madre e supplicare di smettere di picchiare” e “ all’interno delle celle c’erano delle materie viscose, delle materie un po’ liquide, anche un po’ spesse, una mischia di vomito, di sangue e odore di urina”

“tante persone vomitavano, soprattutto al momento dell’arrivo, penso per i gas utilizzati,e mi ricordo di una persona sdraiata per terra,più o meno nel corridoio, davanti alla stanza chiamata Digos, sulla sinistra, che era sdraiata nel suo vomito tutto intorno al collo.. che non si poteva riconoscere, era piena di piaghe, ferite alla testa e sembrava aver perso coscienza”

“di nuovo il corridoio.. sberle, calci, insulti… pezzo di merda, comunista di merda e figli di puttana siamo qui per colpa tua, bastardo”

“solo in un’occasione mi hanno detto che se volevo potevo inginocchiarmi e quando mi ero inginocchiato mi hanno dato un calcio sulle mani legate dietro la schiena”. Lì, inoltre, mentre era costretto fissare il muro “passavano giri di agenti che ci colpivano con calci alle gambe o pugni nelle reni, ci insultavano ci obbligavano a recitare formule di rito come “viva il Duce, viva il partito nazionale fascista, un due tre Pinochet. Faccetta nera, insomma canzoni del regime e vari insulti di carattere politico"

“ calci fondamentalmente calci alle caviglie e ci prendevano la testa e ce la sbattevano dalla nuca contro il muro e mi è stata spenta una sigaretta sul polso destro” e “sistematicamente venivamo percossi, passava qualcuno come se fosse un gioco e ci picchiavano così senza una ragione” finchè, “ a notte fonda mi hanno tolto i laccetti e le mani erano diventate gonfie come se fossero state gonfiate con l’aria compressa e non avevo più la sensibilità in tutti gli arti”

“facevano come una scelta di noi.. cioè dicevano che ci avrebbero violentato entro la notte e : -io mi prenderei quella, no a me piace più quest’altra- e questa cosa l’hanno ripetuta più volte”

“gli misero una sigaretta accesa sotto la pianta del piede in modo che se avesse abbassato i talloni non rimanendo più sulle punte si sarebbe bruciato la pianta del piede”

“ero vicino all’ingresso e ricordo un braccio con lo spray urticante e a venti centimetri dalla faccia mi ha spruzzato questo spray negli occhi. Questo spray è un dolore indescrivibile…ho visto una bomboletta, il braccio con la bomboletta…e per il dolore, visto che non potevo toccarmi perchè diceva che dovevo stare con le mani vicino al muro, avevo appoggiato il lato destro, l’occhio vicino al muro, dal dolore mi sono piegato, il freddo del muro mi dava un po’ di sollievo all’occhio e alla faccia il proprietario del braccio mi ha detto che dovevo alzarmi. Io non riuscivo ad alzarmi, lui mi ha minacciato e ha detto: - alzati, se no entro dentro con il manganello-. Io mi sono alzato, appoggio la testa al muro e: - Apri l’occhio-, questo lo ha ripetuto varie volte, mi ha detto che dovevo rimettermi in piedi e aprire l’occhio. Come ho aperto l’occhio e mi ha spruzzato di nuovo lo spray nell’occhio”

“mi diceva che saremmo morti tutti…ci avrebbe ammazzato tutti quanti con una siringa, con una iniezione ci avrebbero fatti fuori tutti perché siamo zecche, le zecche vanno uccise..e mi voleva lasciare un ricordino, cercava di darmi un pugno sul naso e il naso era già fratturato…e tra le tante cose, cercando di darmi questo cazzotto è stato richiamato da questa persona… vestita in borghese con una polo, i jeans, pelato con l’orecchino a sinistra…che io penso fosse un superiore, dicendo: no, è un bravo ragazzo, lascialo stare, fermati”

“Nel corridoio ricordo perfettamente una canzoncina: uno due tre viva Pinochet. Quattro cinque sei siete sporchi ebrei

“percosse particolarmente feroci da un individuo che fu annunciato dagli altri agenti già presenti in cella prima che arrivasse, con le parole: - ora sono veramente cazzi vostri”, e costui, sui 45 anni, con accento emiliano o romagnolo, ha proseguito le manganellate, gli insulti e le percosse,ma con particolare soddisfazione. Era particolarmente soddisfatto e particolarmente feroce”

Queste sono poche frasi estratte a caso, da me, tra le centinaia di pagine che compongono la sentenza sul G8 di Genova. Tre giorni di torture, di sevizie, di terrore, riportate in, circa, 650 pagine. Non credo che ci sia bisogno di eccessivi commenti. Solo una cosa voglio ribadire: la Polizia è un manipolo di fascisti. Come tale è nemica del popolo italiano che, come ricorda la costituzione, è antifascista. Pertanto, le azioni compiute dai manifestanti, per opporsi alla repressione da parte delle "forze dell'ordine", sono da giudicarsi "atti legittimi di resistenza neo-partigiana". Quindi mi appello  a tutte le persone sane di mente, pertanto antifasciste: andate sul sito di Repubblica e leggete la sentenza sulla Bolzaneto; sono moltissime pagine, ma quando le avrete lette, vi sarete resi conto cosa ci sia sotto le divise e capirete meglio, come sia stato possibile che, uomini in divisa, abbiano sterminato sei milioni d'ebrei. Le milizie odierne sono le stesse che erano in uniforme bruna, solo, settant'anni dopo. Come le SS, anche loro la faranno franca, questa volta grazie all'indulto, saremo noi cittadini a risarcire le vittime in sede civile, loro non sborseranno nemmeno un Euro. La Democrazia, è stata uccisa per l'ennesima volta.
                                                    

giovedì 14 aprile 2011

I "ragazzi" di Barbiana

Non so se vi è mai capitato di guardare le riunioni parlamentari, o le interrogazioni. Se sì, avrete notato, come vi sia un assenza patologica, dei membri del governo. Qualche tempo fa, fù addirittura sospesa un'interrogazione, perchè nessuno sedeva nei banchi del governo. Capirete la mia soddisfazione nel vederli per due giorni chiusi in aula, senza nemmeno poter andare al cesso (così, almeno, voleva Cicchitto). Nel vedere il parlamento pieno, ho sperato in un asteroide, che ci levasse d'impaccio, disperdendo in atomi, maggioranza e opposizione in un colpo solo. Niente! Se Dio esiste, è dalla loro parte (bestemmia pensata e censurata). Missione compiuta, hanno salvato il buon Silvio. Quest'uomo generoso, che paga la nipote del premier egiziano, per non farla prostituire; che voleva i bronzi di Riace per il G8 e, invece, si accontenta della statuetta di Priapo; che tiene nascoste trenta tombe fenicie, sotto la sua villa, e non lo dice per non disturbare i morti; un uomo che vorrebbe fare la comunione, ma per modestia, nel suo mauseleo non ha un solo simbolo cristiano; quest'uomo, dicevo, che da tanti anni è vittima di complotti d'ogni sorta, lui, che vuole solo il bene di tutti, è salvo e, con lui, migliaia di colpevoli.
Esiste anche una parte del Paese, che non ama Berlusconi.
Ormai dopo tanti anni, anche il mio cane quando lo sente nominare , abbassa le orecchie e va in depressione.
Quelli che, come il mio cane, non hanno particolare simpatia per l'ometto priapico, si chiamano: "Persone per bene". Non perbenisti, ma utopisti, che pensano ancora che la legge sia uguale per tutti. Tra questi "pazzi", ci sono gli ex alunni di don. Milani che, speranzosi, hanno scritto una lettera al presidente Napolitano, il quale firmerà, eccome se firmerà, quest'ennesima legge del cazzo.
Berluconi non verrà condannato, ma noi abbiamo già scontato fin troppi anni di pena, per merito di chi l'ha votato. Sputate pure in faccia a chi lo vota e ditegli, che questo è lo sputo di Orlando.



Lettera aperta al Presidente della Repubblica on. Giorgio Napolitano



11 Aprile 2011

Signor Presidente,
lei non può certo conoscere i nostri nomi: siamo dei cittadini fra tanti di quell'unità nazionale che lei rappresenta.
Ma, signor Presidente, siamo anche dei "ragazzi di Barbiana". Benchè nonni ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilità di essere cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si poneva lo scopo di fare di noi dei "cittadini sovrani". Alcuni di noi hanno anche avuto l'ulteriore privilegio di partecipare alla scrittura di quella Lettera a una professoressa che da 44 anni mette in discussione la scuola italiana e scuote tante coscienze non soltanto fra gli addetti ai lavori.
Il degrado morale e politico che sta investendo l'Italia ci riporta indietro nel tempo, al giorno in cui un amico, salito a Barbiana, ci portò il comunicato dei cappellani militari che denigrava gli obiettori di coscienza. Trovandolo falso e offensivo, don Milani, priore e maestro, decise di rispondere per insegnarci come si reagisce di fronte al sopruso. Più tardi, nella Lettera ai giudici, giunse a dire che il diritto - dovere alla partecipazione deve sapersi spingere fino alla disobbedienza: “In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando avallano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”.
Questo invito riecheggia nelle nostre orecchie, perché stiamo assistendo ad un uso costante della legge per difendere l'interesse di pochi, addirittura di uno solo, contro l'interesse di tutti. Ci riferiamo all’attuale Presidente del Consiglio che in nome dei propri guai giudiziari punta a demolire la magistratura e non si fa scrupolo a buttare alle ortiche migliaia di processi pur di evitare i suoi.
In una democrazia sana, l'interesse di una sola persona, per quanto investita di responsabilità pubblica, non potrebbe mai prevalere sull'interesse collettivo e tutte le sue velleità si infrangerebbero contro il muro di rettitudine contrapposto dalle istituzioni dello stato che non cederebbero a compromesso. Ma l'Italia non è più un paese integro: il Presidente del Consiglio controlla la stragrande maggioranza dei mezzi radiofonici e televisivi, sia pubblici che privati, e li usa come portavoce personale contro la magistratura. Ma soprattutto con varie riforme ha trasformato il Parlamento in un fortino occupato da cortigiani pronti a fare di tutto per salvaguardare la sua impunità.
Quando l'istituzione principe della rappresentanza popolare si trasforma in ufficio a difesa del Presidente del Consiglio siamo già molto avanti nel processo di decomposizione della democrazia e tutti abbiamo l'obbligo di fare qualcosa per arrestarne l'avanzata.
Come cittadini che possono esercitare solo il potere del voto, sentiamo di non poter fare molto di più che gridare il nostro sdegno ogni volta che assistiamo a uno strappo. Per questo ci rivolgiamo a lei, che è il custode supremo della Costituzione e della dignità del nostro paese, per chiederle di dire in un suo messaggio, come la Costituzione le consente, chiare parole di condanna per lo stato di fatto che si è venuto a creare. Ma soprattutto le chiediamo di fare trionfare la sostanza sopra la forma, facendo obiezione di coscienza ogni volta che è chiamato a promulgare leggi che insultano nei fatti lo spirito della Costituzione. Lungo la storia altri re e altri presidenti si sono trovati di fronte alla difficile scelta: privilegiare gli obblighi di procedura formale oppure difendere valori sostanziali. E quando hanno scelto la prima via si sono resi complici di dittature, guerre, ingiustizie, repressioni, discriminazioni.
Il rischio che oggi corriamo è lo strangolamento della democrazia, con gli strumenti stessi della democrazia. Un lento declino verso l'autoritarismo che al colmo dell'insulto si definisce democratico: questa è l'eredità che rischiamo di lasciare ai nostri figli. Solo lo spirito milaniano potrà salvarci, chiedendo ad ognuno di assumersi le proprie responsabilità anche a costo di infrangere una regola quando il suo rispetto formale porta a offendere nella sostanza i diritti di tutti. Signor Presidente, lasci che lo spirito di don Milani interpelli anche lei.

Nel ringraziarla per averci ascoltati, le porgiamo i più cordiali saluti


Francesco Gesualdi, Adele Corradi, Nevio Santini, Fabio Fabbiani, Guido Carotti, Mileno Fabbiani,
Nello Baglioni, Franco Buti, Silvano Salimbeni, Enrico Zagli, Edoardo Martinelli, Aldo Bozzolini

venerdì 8 aprile 2011

QUO USQUE TANDEM ABUTERE PATIENTIA NOSTRA?

Cercando la prima  orazione di Cicerone contro Catilina, mi sono imbattuto in una traduzione, a dir poco, interessante. Difficile rendere, dal latino all'italiano, il senso concreto di ciò che l'autore aveva inteso, i modi di dire, il significato che le parole avevano all'epoca  e che, col passare del tempo, è mutato. Ogni traduzione, è vittima di se stessa. All'autore di questa traduzione, è venuta in soccorso l'attualità. Per avere una cognizione, esatta, dell'atmosfera e del clima in cui è stata scritta, bisognava vivere le stesse condizioni del tempo di Cicerone. Mai, in più di duemila anni di storia, un periodo come quello si era ripresentato.  Questa versione, è sicuramente libera, ma non si discosta molto dall'originale, siamo noi semmai, leggendola, a darle significati estranei al contesto. Ogni riferimento a fatti o persone, è veramente casuale, dato che Cicerone non avrebbe mai pensato, che gli italiani, dopo due millenni, fossero ancora tanto imbecilli. Mi sono permesso di tradurre alcune parti che l'autore, di cui non conosco il nome, aveva lasciato in latino, ma non ho mutato il testo.

Fino a quando, Catilina, intendi dunque abusare della nostra pazienza?

Per quanto tempo ancora dovremo sopportare la tua invereconda richiesta d'impunità?
Fino a che punto si spingerà la tua irrefrenabile sfrontatezza?
Non ti turbano il presidio notturno del Palatino, la sete di Giustizia e di Legalità, l'angoscia del popolo, le proteste di tutti i cittadini onesti, e neppure la somma funzione di questo consesso, da te sovente vilipeso, né ti inquieta il degrado del Senato mutato in foro boario dalla tua sordida ambizione, né ti angoscia l'adirata espressione degli ultimi boni viri (uomini probi e giusti) rimasti che, noncuranti dei malvezzi tuoi, incarnano imperterriti lo spirito immortale dei Padri Costituenti?
E come potresti ravvederti? Insofferente come sei al rispetto della Legge, ti manca perfino il senso dello Stato, di quello Stato di cui pure ti servi per darti una parvenza d'improbabile dignità.
Non ti accorgi che le tue malefatte sono ormai di pubblico dominio?
Non ti rendi conto che il tuo complotto è ostacolato dal fatto che tutti qui ormai ne sono a conoscenza?
Credi forse che qualcuno di noi ignori che cosa hai fatto la notte scorsa e quella precedente, in quale bordello sei stato, quali congiurati hai convocato, quali leggi ad personam (non traduco, purtroppo lo sappiamo tutti!) hai commissionato e preteso e quali sciagurate decisioni hai preso?
O tempora! O mores! (Oh tempi! Oh costumi!) Il Senato è al corrente delle tue trame e delle tue corruttele, il Supremo Magistrato conosce le tue macchinazioni: eppure lui continua a vivere. A vivere?
Non solo, ma addirittura viene in Senato, finge un interesse di facciata palesando un'ignavia corriva e mortale per le sorti del Bene Comune.
Quanto a noi, uomini di grande coraggio, siamo convinti di fare abbastanza per lo Stato, svelando i furiosi tentativi eversivi di costui, tesi a infrangere la Legge e a sovvertire, pro domo sua (a suo favore), le regole dell'ordinamento democratico. Avresti meritato d'esser già messo in condizione di non nuocere a nessuno, Catilina, men che meno allo Stato; su di te avrebbe dovuto riversarsi quella sventura che da lungo tempo incombe purtroppo su noi tutti.
Eppure contro di te, Catilina, un decreto del Senato severo ed energico lo possediamo: lo Stato non è privo della saggezza e della capacità di decisione del collegio senatorio; siamo noi consoli e rappresentanti del popolo, lo riconosco davanti a tutti, siamo noi a esser venuti meno al nostro dovere.
Infatti, abbiamo a disposizione un senatus consultum de re publica defendenda (decreto del Senato per la difesa della Repubblica) la cui efficacia è ben nota a tutti, eppure non vi ricorriamo, lo lasciamo inapplicato e ben chiuso nella pavida coscienza, come una spada nel fodero.
In base a tale determinazione, Catilina, avresti dovuto ricevere senza indugio l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Invece ti comporti e detti legge non per moderare la tua arroganza, ma per rafforzarla. Ma, quando ormai non si troverà più nessun uomo, tanto ingiusto, tanto corrotto, tanto simile a te, sarai allora chiamato a rispondere dei tuoi crimini. Finché ci sarà un solo servo che oserà difenderti, vivrai, ma vivrai come stai vivendo ora, assediato dalla tua scorta in modo che tu non possa ordire più oscure trame contro lo Stato.
Molti occhi e molte orecchie ti osserveranno e ti ascolteranno, senza che tu te ne accorga, come hanno fanno finora, così da costituire inoppugnabili fonti di prova allorquando sarai condotto con l'ignominia che meriti sul banco degli imputati.
O dei immortali! Che gente siamo? In quale nazione abitiamo, che governo abbiamo mai?
Qui, proprio qui in mezzo a noi, o senatori, in quest'assemblea, la più sacra e la più autorevole della terra, sono seduti quelli che tramano la fine della Res Publica, la distruzione di ogni principio di Libertà, Uguaglianza e Giustizia, perfino la morte stessa della Democrazia.
Che cosa c'è, Catilina, che ti possa trattenere ancora in questa nazione, nella quale non vi è nessuno, tranne la cricca dei tuoi scellerati complici, che non ti tema, che non ti abbia da sempre in odio?
Quale marchio di immoralità non bolla la tua vita privata?
Quale abuso di potere non rivela l'illegalità del tuo pubblico agire?
Quali azioni disonorevoli non macchiano la tua fama? Da quale dissolutezza rifuggirono mai i tuoi occhi, da quale delitto le tue mani, da quale esecrando scandalo la tua persona?
Quale pessimo ottimato, quale adolescente e meretrice, dopo averle irretite con gli allettamenti della tua corruzione, non hai spronato al delitto, al tradimento o alla passione più sfrenata? Che dire di più?
Quando, poco tempo fa, con la separazione della tua seconda moglie hai trasformato il talamo nuziale in alcova, non hai forse sommato alla protervia del libertino vanesio l'insolenza del satiro impenitente?
Fingo d'ignorare l'origine delle tue inindagabili ricchezze: ti accorgerai alle prossime Idi di marzo della minaccia che incombe sul tuo impero; ma è meglio non soffermarsi più di tanto sull'obbrobrio della tua vita privata, pur se quella ogni giorno intacca il Bene dello Stato e aggredisce la vita e la salvezza di tutti noi. Ma dimmi che vita è ora la tua? Ormai io ti rivolgo la parola non mosso dall'odio, come dovrei, ma dalla misericordia che tu peraltro non meriti.
Tu, nonostante riconosca, per la conoscenza che hai dei tuoi crimini, che perfino l'odio è giustificato e dovuto a te da tempo, esiti tuttavia ad allontanarti dagli occhi e dalla presenza di quelli cui ferisci la mente e l'anima.
Ora a odiarti e temerti è la Patria intera, madre comune di tutti noi, convinta che tu non accarezzi altro progetto che non sia la tua salvezza e la sua distruzione, poiché non rispetti l'autorità, denigri le Istituzioni, non accetti le sentenze; ma, forse, più di tutto dovrai finalmente iniziare a temere la forza vindice e pertinace del suo Popolo che come brace arde sotto la cenere del malcontento, pronta a divampare veemente al primo alito di vento.
Vista la situazione, Catilina, poiché non sei in grado di comportarti con decoro e dignità, perché non vai in esilio e affidi la tua vita, benché meritevole di soggiornare nelle patrie galere, a quella forma di fuga che è la dorata solitudine in qualche paradiso fiscale sparso nel tuo parco mondo?
Ma perché sprecare ancora fiato? Con la speranza forse che qualcosa ti pieghi, che prima o poi tu ti corregga e faccia ammenda delle tue scelleratezze, che tu giunga finalmente alla decisione di abbandonare il suolo patrio?
Ma non si deve pretendere che tu sia spinto dai tuoi vizi a temere le pene sancite dalla Legge, che ti sacrifichi per la difficile situazione in cui versa a cagion tua lo Stato intero. Infatti, Catilina, non sei certo il tipo che la vergogna trattiene dal compiere un'azione infamante o la paura dall'affrontare una contesa o la ragione dal commettere una follia.
Vattene insieme alla schiera impudente dei tuoi fidi scherani, raccogli i tuoi servi e le tue puttane, raccatta i cittadini peggiori e allontanati per favore dai migliori!
Vattene insomma una buona volta per tutte, là dove già in precedenza ti trascinava la tua sfrenata e insana mania, poiché ciò non ti provoca rimorso alcuno, ma una sorta di sconvolgente voluttà: per tale follia ti ha generato la natura, ti ha allenato la volontà, ti ha protetto il destino.
Hai scelto di dividere la tua sorte con quella di una masnada di mascalzoni, un'accozzaglia di uomini inetti e perduti, dediti come te al meretricio, non solo traditi dal Fato, ma anche privi di qualsivoglia aspirazione non segnata dall'olezzante afrore della pecunia.
Con loro chissà che felicità potrai sperimentare, quali gioie ti faranno esultare, quale immenso diletto ti inonderà quando ti accorgerai che in un così numeroso gruppo di manutengoli e leccaculo non ne ascolterai uno e non ne potrai vedere un altro che sia perbene.
A questo genere di vita erano indirizzate le tue fatiche, di cui si favoleggia: dormivi fuori dal tuo letto non solo per progettare un adulterio ma anche per commettere un delitto, vegliavi non solo per insidiare il sonno dei mariti ma anche i beni di cittadini onesti.
Mai in questa Nazione chi si è messo contro lo Stato ha potuto conservare i diritti civili.
Tuttavia, se pure non può mancare il timore di incorrere nel biasimo dei benpensanti, si può forse temere di più quello proveniente dall'aver operato con severo vigore oppure quello attirato da una malvagia indolenza? Quando l'Italia sarà sconvolta dalla ribellione, le città devastate, gli edifici dati alle fiamme, forse solo allora tutti verranno travolti dall'incendio del biasimo e si riavranno dal loro torpore.
Già da parecchio tempo, o senatori, ci troviamo in questo insidioso pericolo della congiura di Stato ordita dai suoi maggiorenti e giova a ben poco rammentare che il culmine di tutti i delitti, del furore antico e del dispotismo recente è stato raggiunto proprio nel corso degli ultimi tre lustri a causa di chi ha frodato il popolo di Roma e la gens italica abusando oltremodo del potere usurpato con l'inganno.
Se dunque di tutta questa banda di masnadieri viene eliminato soltanto il capo, forse ci illuderemo di esserci liberati dalla preoccupazione e dal terrore, ma per brevissimo tempo, giacché il pericolo perdurerà rimanendo chiuso nel profondo, nelle vene, nei gangli vitali e nelle viscere dello Stato.
Come spesso accade a chi è gravemente ammalato e, in preda all'arsura della febbre, beve dell'acqua fredda provando momentaneo sollievo e non comprende che in seguito le sue condizioni peggioreranno, così questo morbo che ora affligge la Repubblica, seppure alleviato dalla subitanea condanna di costui, si aggraverà se rimarranno impuniti i suoi complici, quelli che tuttora ne celebrano i fasti e le gesta.
Con la somma salvezza dello Stato, o Catilina, con la rovinosa distruzione tua e di quelli che si sono uniti a te in ogni delitto e nefandezza, piega il capo e il ginocchio al volere della Giustizia.
Tu, Giove, il cui culto è stato stabilito in questo luogo da Romolo con gli stessi auspici con cui è stata fondata Roma, tieni lontano costui e i suoi sodali dai tuoi templi e dalle Istituzioni, dalle case e dalle mura delle città italiche, dalla vita e dai beni di tutti i cittadini; e questi uomini, avversi ai buoni, nemici della Patria, predatori dell'Italia, uniti da un patto delittuoso e da una nefasta amicizia, puniscili vivi e morti con eterni supplizi.

Passi scelti (liberamente tradotti e interpretati) tratti dalla Prima Orazione contro Catilina, pronunciata in Senato da Marco Tullio Cicerone l'8 novembre 63 a. C.

Chi volesse approfondire la conoscenza con l'autore, vada sul suo blog: bloggherellando

giovedì 7 aprile 2011

In che mani siamo.



Grillo lo chiama Cancronesi, forse con ragione. Io mi chiedo come può uno scienziato, mentire, sapendo di mentire, per difendere interessi economici. Sei vecchio, ti resta poco da vivere e, nonostante tutto, sei attaccato ai soldi delle multinazionali, al punto di dichiarare che il nucleare non è pericoloso. Te ne sbatti delle generazioni future, sei come quel porco arcoriano che: "Morto io, morti tutti!".  Infatti, è lui che ti ha messo a capo, dell'Agenzia per la sicurezza nucleare italiana. Siete fatti della stessa pasta merda. Mi unisco a Grillo e con tutto il cuore, ti dico: 
VAFFANCULO!

Pensare, che questi mercanti di cadaveri, dicono di essere il partito dell'amore. Chi vota per loro, dovrà avere molti, ma molti, pesi sulla coscienza.


Clicca quì per leggere l'intervista a Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia. Ce ne racconta delle belle!

sabato 2 aprile 2011

Mamma, li turchi!

La Piazza gremita di gente
15-20.000 persone. Questo è, più o meno, il numero degli immigrati degli ultimi giorni. Un numero irrisorio, che il governo aveva annunciato come un orda barbarica di un milione e mezzo d'arrivi. Berlusconi, ieri, lo ha definito "uno tsunami". Io, pretendo da tutti, che ragionino con la loro testa e non con quella del PDL e Lega. Allora: Siena non è certo una città, che brilla per strutture alberghiere, ostelli, campeggi o megastrutture di ristorazione. Eppure, due volte l'anno, in occasione del Palio, nella Piazza del Campo, ci sono 75-80.000 persone, il quadruplo almeno di quanti sono sbarcati a Lampedusa. Nessuno, muore di sete, nessuno di fame, ne tantomeno dormono in tendopoli.  Come mai, con questi personaggi al governo, tutto diventa emergenza e catastrofe? Un numero d'immigrati, talmente esiguo, che confronto ai 400.000 che arrivarono dal Kosovo nel 2006, di cui 50.000 tutti insieme, appare ridicolo. Eppure allora, tutto fu sistemato senza gridare all'emergenza, furono prese le misure dovute e tutto andò a posto, in pochi giorni. Perchè, stavolta, è tutto così complicato?  Intanto perchè la Lega, deve inculcare la paura del "diverso" nel suo elettorato, che più che xenofobo, è solo ignorante. Inoltre, pechè creare un emergenza dal nulla, che si può risolvere in poche ore, fà apparire  Berlusconi, come il salvatore della Patria. Salvo poi, rivelarsi il solito bluff, come i rifiuti di Napoli, o il risanamento di L'Aquila. In conclusione, smettete di dar retta a tutto quello che dice la televisione e fermatevi a pensare, a far paragoni, a soppesare le cifre che vengono date, perchè l'enfasi con cui viene data una notizia,  ne altera il vero contenuto. Poi se gli immigrati arrivano dalla Tunisia, non fanno altro che accettare l'invito che gli fece Berlusconi qualche tempo fa. Cari amici della Lega, levatevi lo speck dagli occhi e guardate la realtà: il mondo cambia e voi, siete presi per il culo.