"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

venerdì 26 febbraio 2010

Fede ed Esoterismo


Le cattedrali sono dei “libri muti”. Le parole di pietra, sono scritte in una lingua, per noi gente d’oggi, difficile da leggere. Qualcuno ci prova e, in parte, ci riesce. E’ il caso del Dott. Alberto Cornice, i cui studi ci hanno regalato, diverse chiavi di lettura per i segreti contenuti  nel Duomo di Siena. Anticipo che in tutto ciò che scriverò, non vi è certezza alcuna. Ogni ipotesi rimane tale, sarebbe presunzione da parte mia, avere la sicumera d’asserire il vero.  Chi ha presente il Duomo in questione, non può non ricordarne il pavimento, unico al mondo; un’immensa opera d’arte, a cui hanno lavorato i più grandi artisti del tempo. Chi entra dalla porta principale (cosa rara, è aperta solo in occasioni particolari) o quantomeno si pone con le spalle all’ingresso, guardando in basso vede un iscrizione sibillina: “CASTISSIMUM VIRGINIS TEMPLUM CASTE MEMENTO INGREDI”. Due parole balzano agli occhi: Virginis e Templum. Perché ,“ Tempio della Vergine” e non un più canonico “ Chiesa della Vergine Maria”? Alberto Cornice ne’ “ I giardini di Thoth- Cultura ermetica e arti magiche a Siena nel Rinascimento-Atti del convegno di studi, Siena, 11 giugno 2005”- Pascal Editrice”,  ci dice a questo proposito: “Tornano alla mente le leggende metropolitane (che tuttavia, sia ben chiaro, restano tali) sul tempio preesistente alla chiesa, di  Minerva o Diana”. Cornice ci fa notare l’assenza del D.O.M. all’ingresso, cosa che egli definisce: “quanto meno scorretta”. Ci fa inoltre notare, come sia stata costumanza dei nostri progenitori, il riadattare i templi pagani a chiese cristiane, semplicemente murando gli intercolumni; ovvero, trasformare un tempio periptero in pseudoperiptero e, demolendo la cella, ottenere così una chiesa cristiana. Questo è  accaduto in molti casi, chi non conosce l’area di Sant’Omobono a Roma, o il Duomo di Siracusa. Quindi non ci dovrebbe stupire se uomini del Rinascimento, abbiano più o meno inconsciamente, trascritto un epigrafe preesistente, collocata in un precedente edificio precristiano. Il riquadro sul pavimento, immediatamente successivo all’iscrizione, ci presenta un personaggio che, in una chiesa cattolica, è quantomeno inusuale: Hermes Mercurius Trimegistus contemporaneus Moysi.  Chi sia Ermete tre volte grande (trimegistus o trismegistus) è chiaro, l’Hermes dei greci e il Mercurio dei romani, al quale fu associato l’epiteto che era proprio del Dio egizio Thoth. Meno chiaro è il perché l'allora Rettore M. Alberto Aringhieri volle, nel 1488, che fosse rappresentato in questo luogo. Cornice lo descrive così: “E’ anche, per chi entra, il primo passo di un percorso di iniziazione spirituale, che dal labirinto di partenza indirizza alla luce della Verità, la Rivelazione”. L’analisi della Cattedrale senese è molto, molto lunga e complessa. Oggi mi fermo qui, ma appena ho un attimo di tempo riprenderò, con gli scritti di Alberto Cornice, l’analisi dei messaggi che gli uomini di mezzo millennio addietro, ci hanno lasciato.

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