"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

lunedì 28 marzo 2011

La misura è colma!



26-27-28 marzo contro il “Divieto di cultura”

(da ArcheologiaViva)

Raffaella Ansuini

3 Giornate Nazionali per la Cultura e lo Spettacolo, promosse da Federculture, AGIS, Anci, Upi, Conferenza delle Regioni e FAI, per sensibilizzare i cittadini, l’opinione pubblica e i rappresentanti politici e istituzionali su uno stato di crisi della cultura italiana senza precedenti nella storia repubblicana, e sui possibili interventi per uscire dall’emergenza. Nel corso delle 3 giornate sarà messa in atto una campagna nazionale di comunicazione e in molte sale cinematografici sarà proiettato lo spot “Divieto di cultura”. Nel contesto della campagna si inserisce la mobilitazione del mondo teatrale che il 27 marzo in segno di protesta NON celebrerà la Giornata Mondiale del Teatro, durante la quale, invece, si svolgeranno iniziative di protesta e di sensibilizzazione sui palcoscenici italiani.
“Senza cultura l’Italia non ha né identità né futuro – ha dichiarato Roberto Grossi, presidente di Federculture nel corso della conferenza stampa di ieri –. Lo scenario odierno danneggia e mette in discussione l’articolo 9 della nostra Costituzione e proprio nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia”. Andrea Ranieri, responsabile cultura dell’Anci e assessore alla cultura del comune di Genova ha parlato di cifre e ha messo a fuoco dei punti sottolineando come negli ultimi mesi l’investimento pubblico in cultura sia crollato allo 0,18% del bilancio dello Stato; il Fondo Unico per lo Spettacolo sia stato quasi dimezzato, arrivando al minimo storico di 231 milioni di euro; con la Legge 122/2010 sia stato di fatto impedito al sistema degli Enti locali di svolgere politiche attive nel campo della cultura, con riflessi pesanti e negativi anche per l’intervento del capitale privato nella gestione dei beni e delle attività culturali. Inoltre ha sottolineato come negli ultimi 5 anni l’intervento dello Stato nella cultura sia sceso di oltre il 30%. La dotazione del MiBAC, solo nell’ultimo anno, tra il 2010 e il 2011, è diminuita del 14,6%. A ciò si aggiunge il crollo del finanziamento statale dello spettacolo; il Fondo Unico per lo Spettacolo raggiunge infatti nel 2011 il suo minimo storico pari a -43,52%. Tutto ciò accade nonostante il valore di cultura e spettacolo; il settore della cultura in Italia produce annualmente valore per 40 miliardi di euro e incide per il 2,6% sul PIL. Se si comprende anche l’indotto turistico culturale il valore arriva a 203 miliardi di euro (13% del PIL).
Per esprimere la preoccupazione, rispetto a tale clima di vera e propria recessione culturale, alle giornate del 26, 27 e 28 marzo, si aggiungono le date di oggi con la manifestazione a piazza di Montecitorio, di domani con il sit in di protesta/proposta al Ministero dell’Economia e del 25 con lo sciopero generale della produzione culturale e dello spettacolo attraverso la serrata di alcuni teatri quali il Quirino e il Parioli di Roma. Ultima “tappa” della mobilitazione, il 28 marzo, al Teatro Regio di Torino, dove si terrà un incontro pubblico con i promotori, i rappresentanti delle istituzioni e delle aziende culturali.


Comincio ad averne piene le palle di manifestazioni, legittime, ma che non portano a nulla. Nel 2008, facemmo una grande manifestazione a Roma, dove l'IDV raccoglieva firme e gli altri partiti d'opposizione, sfilarono in corteo contro la la Legge Gelmini. Da allora, le opposizioni, hanno manifestato decine di volte. Risultato? Il governo se ne sbatte i coglioni! Se non c'è la volontà di ascoltare le richieste, esposte in maniera civile e pacifica, ma si continuano a violare i più elementari principi di legalità, anche nelle procedure parlamentari, fregandosene delle regole e degli appelli, che vengono da tutte le parti della società italiana e dalle istituzioni europee, allora, è il momento di non essere più, tanto pacifici. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, ma anche i sordi, sentono le legnate. Bisogna agire, prima che tutto sia devastato. Non è incitazione a delinquere, ma un appello per il ritorno alla legalità. Scendiamo pure in piazza, ma occupiamo i centri del potere, bloccando le scellerate scelte a scopo di lucro, di questo governo infame. 

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