"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

mercoledì 26 gennaio 2011

Teoria e pratica del restauro lapideo






Particolare del Palazzo citato

Nella seconda metà degli anni novanta, smisi di fare l'orafo e cominciai la mia attività di restauratore lapideo. Ovviamente, non da solo, ma con una ditta specializzata in quel campo. Devo dire che la manualità, acquisita nelle mie precedenti esperienze di odontotecnico e di orafo, mi fu molto utile. In sostanza, seppur la maggior parte del lavoro, nel restauro lapideo, sia abbastanza generico (spesso si tratta di consolidamenti e pulizie di parti architettoniche, di non grande pregio, quali: bozze cantonali, cornici di finestre, scale di pietra ecc...), altre volte ci si trova impegnati in operazioni molto più delicate, che richiedono una competenza e una manualità che non s'improvvisa, come nel caso delle puliture a bisturi, in cui basta poco per fare un grosso danno, o come nel caso della sabbiatura, che pretende una sensibilità rara, da parte dell'operatore. Il danno più comune, è la "spatinatura". Entrare nel merito del concetto di "patina", richiederebbe molto tempo e questo, non è il luogo adatto; definiamo la patina, semplicemente, come: "Il normale invecchiamento del materiale", non è un concetto esatto, ma serve a dare l'idea. Se noi, da un manufatto, ad esempio una statua, rimuoviamo, oltre lo sporco incoerente, anche la patina, avremo una statua dall'aspetto nuovo. Dato che i segni del tempo, sono parte integrante del manufatto, avremo una "bella" scultura rovinata per sempre. Una volta a Pisa, dovevamo intevenire sulle parti architettoniche in marmo scultoreo apuano, di un palazzo rinascimentale. Dato che, oltre allo stemma, al portale, alla balconata ecc... vi erano moltissime mensole sottotetto da pulire e consolidare, per accelerare i lavori e diminuire i costi, la committenza chiese se era possibile, sotto la nostra direzione, che alcuni muratori del posto, ci dessero una mano. A questa discussione era presente il sopraintendente ai monumenti di Pisa, Dr. Cecati, il quale andò su tutte le furie, minacciando di denunciare il direttore dei lavori, se solo si fossero azzardati a toccare una mensola. Così fu. Noi passammo diversi mesi, su e giù da Pisa e la committenza, spese parecchio di più. Il sopraintendente aveva ragione, per i motivi che vi ho detto prima, riguardo alla patina. Perchè vi ho detto questo? Ve l'ho raccontato, per farvi sapere come dovrebbero funzionare la cose, nel campo del restauro. Tenete conto, che si trattava di un palazzo rinascimentale di una certa importanza, ma non di un monumento d'interesse mondiale, come invece è il Colosseo. Adesso cliccate sotto e leggete cosa stà succedendo all'Anfiteatro Flavio. Meditate gente, vomitate!

QUOD NON FECERUNT BARBARI...



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