"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

sabato 29 gennaio 2011

Ma 'n do' annamo?



Daniele mi ha mandato un articolo, che ha tratto dal Vascello di Cremona http://vascellocr.it/.  Un ulteriore conferma che non sono il solo a pensarla così; e dato che quando ho delle conferme alle mie idee, m'ingrifo come La Russa a Predappio, lo pubblico subito.


L'implosione del liberismo e della globalizzazione

Purtroppo quello che sta succedendo nel Magreb è peggio di qualsiasi Al Qaida, vera o finta. L’imprenditore tunisino Tarak Ben Ammar, sodale di Berlusconi in Mediaset, ha detto: "Questa rivolta è il prezzo della modernità". Nel senso che il progresso ha aumentato in Tunisia il numero dei laureati i quali però non trovano lavoro o lo trovano molto al di sotto del loro titolo di studio, con relativa frustrazione, come quel venditore ambulante che, dandosi fuoco, è all’origine della rivolta. Situazione di disoccupazione intellettuale del resto ben nota anche in Italia, solo che da noi le generazioni precedenti hanno accumulato un po’ di ricchezza (e possono quindi mantenere i figli "bamboccioni") non per un qualche particolare "genio italico", ma perchè l’Italia, come ogni altro Paese occidentale, essendo partita prima sulla via dello Sviluppo ha potuto rapinare per decenni i Paesi del Terzo Mondo. Adesso questa pacchia è finita. Perché qualcuno di questi Paesi, come quelli dell’Africa nera, sono ridotti a dei cimiteri e da loro non c’è da cavar nulla e altri, quelli asiatici, sono diventati nostri competitori. Ma quella tunisina e algerina non è solo una rivolta di intellettuali frustrati, è una "rivolta del pane", cioè di un progresso che produce miseria. Il perché si chiama globalizzazione, cioè l’estensione universale del modello di sviluppo partorito dalla Rivoluzione industriale che comporta una micidiale competizione fra Stati. Molti Paesi non riescono a reggerla. Del resto nel concetto stesso di competizione sta che se c’è qualcuno che vince c’è qualcun altro che perde. Ma anche i Paesi che reggono la competizione lo possono fare solo al prezzo del massacro delle proprie popolazioni, con uno smantellamento del "welfare", come stiamo facendo in Europa, un aumento della velocità, dello stress, dell’angoscia. Il gran numero di disoccupati e di precari in continuo aumento, è il logico risultato di un tipo di lavoro, privo di fondamentali e, quindi di regole certe. Per usare una metafora, si potrebbe paragonare il Sistema Liberista Relativista, ad una fabbrica di bolle di sapone. La gente, ingannata per decenni e abbindolata dalla seduzione della modernità e da una massiccia propaganda mediatica totalitaria (che ha speculato sui bisogni, fragilità, paure e debolezze), troppo tardi ha compreso il valore effimero delle bolle di sapone. L’inganno è stato totale e ha prodotto un becero relativismo, che ha fatto piazza pulita di ogni valore etico e morale, omologando gli individui e codificandoli come semplici consumatori. Piano piano il grande imbroglio sta venendo a galla, e così la rabbia dei truffati, che esploderà in tutta la sua potenza, quando, quella che oggi é definita una crisi, assumerà le sembianze dell’apocalisse. L’avvelenamento delle acque e dell’aria erano parametri sufficienti per rendersi conto di quale cammino era stato intrapreso, e indicatori della loro potenzialità distruttiva. Con che spudoratezza, tutto questo, è stato definito progresso e benessere? Se, per fare un esempio, oggi, tutti gli automobilisti di Milano rispettassero alla lettera il codice della strada, questa città, già invivibile e caotica, si bloccherebbe all’istante. Può sembrare un assurdo ma è proprio grazie a chi elude e infrange le regole che, oggi, miracolosamente il traffico continua a scorrere, e le casse del comune ad ingrassarsi a dismisura. Lo stesso principio e meccanismo vale anche per l’economia del nostro paese (il Sistema) che se dovesse attenersi a regole ferree e pene certe, imploderebbe in una settimana. Se i cittadini di un qualsiasi paese occidentale poi, in virtù di un risparmio ragionevole e doveroso, si astenessero dal consumare beni effimeri, contraffatti e voluttuari, orientandosi su quelli primari, durevoli e di prima necessità, il Sistema, che oggi ci governa e che ci opprime, si squaglierebbe come neve al sole. Sentire ancora parlare di ricerca, di crescita e sviluppo e delle semplificazioni relative al fare impresa, come le inderogabili soluzioni alla crisi, sarebbe come rendere libera la pesca, epurando il suo regolamento da licenze, normative e divieti, quando oramai di pesci nel mare non ce ne sono più. Avremmo dovuto investire le nostre energie in un prudente dialogo con la madre terra, rispettandone le sue logiche e regole imperiture. E’ stata umiliata la natura e mortificato il lavoro dei campi, adducendone un significato distorto, di inciviltà, di miseria e ignoranza. Abbiamo voluto sfidare le nostre vere ragioni, come alieni, venuti da un’altra galassia, ma presto, la terra, ci ripagherà con la stessa moneta, per averla infamata e violentata. Sui giornali non si legge che di delitti interfamiliari spesso incomprensibili. Dice: è aumentata l’informazione. No, negli anni Cinquanta i giornali erano attentissimi alla cronaca nera, e molto meno alla politica, e notizie di questo genere erano rare, episodiche. Il delitto Ghiani-Fenaroli tenne banco per anni. In genere si parla di un raptus di follia. No, è depressione che è frutto del contesto in cui viviamo, come la nevrosi, la droga e l’alcolismo di massa che sono tutte malattie della modernità. E allora delle tradizionali domande, "chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando", è l’ultima quella a cui dovremmo, una buona volta, rispondere.                                           

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