"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

martedì 14 dicembre 2010

Fiducia? Parliamo d'altro.


Sono deluso. E' meglio che non esprima il mio disprezzo per la classe politica. Staremo a vedere l'evoluzione degli eventi. Meglio rivolgere altrove l'attenzione, parliamo di restauro e lasciamo la merda dove si trova.


Il restauro, sia che si tratti di un opera d’arte o di un comunissimo pezzo di serie, deve considerare l’oggetto dal punto di vista della sua fisicità e del suo valore artistico e storico, in funzione di una sua trasmissione al futuro. Noi, siamo autorizzati dall’etica, a restaurare solo la materia dell’oggetto, non la sua essenza. Quindi non possiamo, con interventi arbitrari, tentare ricostruzioni azzardate di parti mancanti. Mi viene in mente a questo proposito, la gorgone dell’Athenaion di Siracusa, il cui reintegro è stato possibile, grazie alla specularità dell’oggetto. Mentre, il concetto di rispetto che abbiamo espresso prima non sempre è stato un valore positivo, si pensi alle reintegrazioni delle statue greche e romane nel rinascimento, una per tutte il Laocoonte, che stravolgevano l’essenza dell’opera. Quindi, secondo la teoria del Brandi, universalmente condivisa, anche se un po’ aggiornata, il restauro deve essere completamente reversibile. Questo può essere vero solo in parte. Poniamo il caso che ci troviamo a dover consolidare un’architrave in legno, di una casa romana, così, solo per esempio. Usiamo un consolidante X, perfettamente reversibile che, con una passata di acetone, possiamo rimuovere. Fin qui la teoria è rispettata. Ma perché il consolidante sia efficace, deve penetrare in profondità nel legno; allora diventa impossibile, rimuoverlo in un secondo tempo. Lo stesso principio vale per la pietra e i materiali porosi in genere. Come possiamo noi sapere, come il consolidante (o il protettivo, o l’integrazione), si comporterà tra cento, duecento, mille anni? Allora è vero che, se da una parte il restauro permette una conservazione, a breve o a lungo termine, noi non possiamo essere sicuri che, col nostro intervento, non abbiamo provocato un danno peggiore, che si manifesterà chissà quando; come, ad esempio, accade oggi ai dipinti restaurati, in anni passati, con tecniche empiriche.
Esempio: nella chiesa di S. Martino a Siena, c’è un dipinto di Guido Reni, reso illeggibile dall’uso di una mistura a base di erbe, che fu applicata nell’Ottocento. Chi l’ha fatto pensava di far bene, dato che sul momento, aveva ottenuto uno splendido effetto di pulitura.
 Orlando Ciampini


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