"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

martedì 7 dicembre 2010

Dimissioniamoli noi

Il giorno 15, sarò a Roma! Devo andarci per dare un esame, Metodologia e Tecnica della Ricerca Archeologica. Altre volte, sono andato a Roma solo per manifestare, se non avessi dovuto andare il 15, sarei andato il giorno prima. Non importa cosa avverrà il 14, tanto che sia sfiduciato o no questo governo, la musica non cambia. Al potere rimarranno i soliti personaggi, che troveranno sicuramente il modo di parare il culo a Berlusconi e compagni camerati vari. Insomma, capiti quel che capiti, la contestazione non si fermerà. Nel pomeriggio del 15, dopo l'esame, darò il mio appoggio, alle migliaia di persone che, mi auguro, staranno ancora manifestando, per mandarli TUTTI a casa (o in galera, dipende dai casi). Questa volta unisco l'utile al dilettevole; qual'è l'utile e qual'è il dilettevole? Fate voi!

                         Se Berlusconi ha un merito, è quello di averci dato dei  ragazzi così.


Lettera aperta degli studenti e delle studentesse della Rete della Conoscenza alla società civile,
all'opposizione sociale, ai cittadini in lotta.

Siamo studentesse e studenti che da settimane sono in mobilitazione permanente.Centinaia sono le scuole e le università occupate, migliaia gli studenti e le studentesse che hanno inondato le piazze negli ultimi mesi, contro la più grande rapina della storia del nostro paese: ilfurto del nostro futuro.  Paghiamo la precarietà come condanna esistenziale. Nello studio come nel mondo del lavoro le nostre vite sono ridotte a merce da sfruttare per ingrassare i portafogli di chi ha provocato la crisi. Le nostre scuole e le nostre università sono sommerse dalle macerie prodotte da vent'anni di politiche scellerate, di tagli e finte riforme che hanno ridotto l'accesso alla conoscenza ad un beneesclusivo per pochi che nonostante la possibilità di conseguire un titolo di studio sono costretti ad emigrare, a fuggire dal disastro economico, sociale e civile in cui versa il nostro paese. Siamo studentesse e studenti, indignati nei confronti dell'attacco ai diritti generalizzato in tempi di crisi che colpiscono noi, il mondo del lavoro e dei beni comuni. Hanno tentato di isolarci, di dividerci, di metterci ai margini della società. Ci mobilitiamo perché vogliamo uscire da questa marginalità e riprenderci il diritto a cambiare la politica e a riconquistare un presente e un futuro all'altezza dei nostri sogni, di essere realmente liberi dalle nuove schiavitù. L'attacco che subiamo nelle scuole e nelle università è lo stesso che propone la Confindustria agli operai di Pomigliano, è lo stesso che subiscono le popolazioni campane sommerse dai cumuli di immondizia, è lo stesso delle popolazioni aquilane prese per i fondelli dall'illusione della “ricostruzione”, è lo stesso degli immigrati di Brescia saliti su una gru ed espulsi appena scesi.Il governo Berlusconi sta per cadere. Forse è già caduto: a prescindere dall'esito del votoparlamentare del 14 dicembre, il blocco sociale che ha irresponsabilmente sostenuto il governofinora si è sgretolato, sotto i colpi degli scandali sessuali, della corruzione ostentata. La fine di questo governo, che definiremmo ridicolo se non fossero tragiche le conseguenze del suo operato sulla vita di tante donne e uomini, non può che essere una buona notizia per qualsiasi cittadino, e come tale va celebrata. Ma ci sarebbe poco da festeggiare, la sera del 14 dicembre, se Berlusconi cadesse al termine di una partita giocata interamente all'interno del Palazzo. Non ci basta. La liberazione che meritiamo richiede un risveglio collettivo, richiede la rivolta pacifica e determinata di chi è stanco di essere suddito, richiede che noi, uomini e donne che vivono in questo paese, scendiamo in piazza per sfiduciare davvero Berlusconi. Non aspettiamo Fini o suoi simili, non appendiamoci ancora una volta all'effimera volontà di parlamentari comprati e venduti comevacche da latte, non sottoponiamoci al supplizio di dover assistere da spettatori al tragicomico spettacolo che è diventata la nostra democrazia. La vera opposizione siamo noi, come abbiamo ampiamente dimostrato nelle tante lotte che abbiamo condiviso negli ultimi anni, nel grande silenzio della “grande politica”. Il 14 dicembre saremo in piazza in tutta Italia ma non ci limiteremo a sfiduciare il governo, al contrario, dimostreremo che noi, generazione precaria e senza futuro, non siamo sfiduciati. E' arrivato il momento di passare dalla resistenza alla riscossa. Sosteniamo l'appello lanciato dal percorso “uniticontro la crisi” che convoca le iniziative per quella data, lo raccogliamo e lo rilanciamo all'interno dei territori, nelle scuole e università perché convinti che la mobilitazione per il 14 si debba allargare e moltiplicare con l'obiettivo di un'ampia partecipazione popolare. Il governo è precario come noi, ma, a differenza di Berlusconi e dei suoi vassalli di oggi e di ieri, a differenza di chi lo sostiene e di chi abbandona la barca, noi non cadiamo. Noi il giorno dopo saremo ancora lì, nelle scuole, nelle università, tra le macerie di questo paese, pronti a costruire un'alternativa, pronti a ricostruirci il futuro. Se il 14 dicembre finirà un'epoca, la prossima saremo noi. Facciamo delle mobilitazioni di questi mesi, delle relazioni che abbiamo costruito, delle idee che abbiamo elaborato, l'inizio della nuova Italia. Mobilitiamoci in tutte le città, invitiamo la societàcivile, i lavoratori e le lavoratori, il mondo della cultura e i cittadini in lotta a costruire con noi unavera e propria giornata di liberazione. Mandiamolo a casa, costruiamo il futuro.

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