"...per comunisti intendo la gente comune, che crede in un ideale e ha creduto nella possibilità di un benessere steso, come una coperta calda, su ogni uomo, donna e bambino." Luca B.

giovedì 14 aprile 2011

I "ragazzi" di Barbiana

Non so se vi è mai capitato di guardare le riunioni parlamentari, o le interrogazioni. Se sì, avrete notato, come vi sia un assenza patologica, dei membri del governo. Qualche tempo fa, fù addirittura sospesa un'interrogazione, perchè nessuno sedeva nei banchi del governo. Capirete la mia soddisfazione nel vederli per due giorni chiusi in aula, senza nemmeno poter andare al cesso (così, almeno, voleva Cicchitto). Nel vedere il parlamento pieno, ho sperato in un asteroide, che ci levasse d'impaccio, disperdendo in atomi, maggioranza e opposizione in un colpo solo. Niente! Se Dio esiste, è dalla loro parte (bestemmia pensata e censurata). Missione compiuta, hanno salvato il buon Silvio. Quest'uomo generoso, che paga la nipote del premier egiziano, per non farla prostituire; che voleva i bronzi di Riace per il G8 e, invece, si accontenta della statuetta di Priapo; che tiene nascoste trenta tombe fenicie, sotto la sua villa, e non lo dice per non disturbare i morti; un uomo che vorrebbe fare la comunione, ma per modestia, nel suo mauseleo non ha un solo simbolo cristiano; quest'uomo, dicevo, che da tanti anni è vittima di complotti d'ogni sorta, lui, che vuole solo il bene di tutti, è salvo e, con lui, migliaia di colpevoli.
Esiste anche una parte del Paese, che non ama Berlusconi.
Ormai dopo tanti anni, anche il mio cane quando lo sente nominare , abbassa le orecchie e va in depressione.
Quelli che, come il mio cane, non hanno particolare simpatia per l'ometto priapico, si chiamano: "Persone per bene". Non perbenisti, ma utopisti, che pensano ancora che la legge sia uguale per tutti. Tra questi "pazzi", ci sono gli ex alunni di don. Milani che, speranzosi, hanno scritto una lettera al presidente Napolitano, il quale firmerà, eccome se firmerà, quest'ennesima legge del cazzo.
Berluconi non verrà condannato, ma noi abbiamo già scontato fin troppi anni di pena, per merito di chi l'ha votato. Sputate pure in faccia a chi lo vota e ditegli, che questo è lo sputo di Orlando.



Lettera aperta al Presidente della Repubblica on. Giorgio Napolitano



11 Aprile 2011

Signor Presidente,
lei non può certo conoscere i nostri nomi: siamo dei cittadini fra tanti di quell'unità nazionale che lei rappresenta.
Ma, signor Presidente, siamo anche dei "ragazzi di Barbiana". Benchè nonni ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilità di essere cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si poneva lo scopo di fare di noi dei "cittadini sovrani". Alcuni di noi hanno anche avuto l'ulteriore privilegio di partecipare alla scrittura di quella Lettera a una professoressa che da 44 anni mette in discussione la scuola italiana e scuote tante coscienze non soltanto fra gli addetti ai lavori.
Il degrado morale e politico che sta investendo l'Italia ci riporta indietro nel tempo, al giorno in cui un amico, salito a Barbiana, ci portò il comunicato dei cappellani militari che denigrava gli obiettori di coscienza. Trovandolo falso e offensivo, don Milani, priore e maestro, decise di rispondere per insegnarci come si reagisce di fronte al sopruso. Più tardi, nella Lettera ai giudici, giunse a dire che il diritto - dovere alla partecipazione deve sapersi spingere fino alla disobbedienza: “In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando avallano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”.
Questo invito riecheggia nelle nostre orecchie, perché stiamo assistendo ad un uso costante della legge per difendere l'interesse di pochi, addirittura di uno solo, contro l'interesse di tutti. Ci riferiamo all’attuale Presidente del Consiglio che in nome dei propri guai giudiziari punta a demolire la magistratura e non si fa scrupolo a buttare alle ortiche migliaia di processi pur di evitare i suoi.
In una democrazia sana, l'interesse di una sola persona, per quanto investita di responsabilità pubblica, non potrebbe mai prevalere sull'interesse collettivo e tutte le sue velleità si infrangerebbero contro il muro di rettitudine contrapposto dalle istituzioni dello stato che non cederebbero a compromesso. Ma l'Italia non è più un paese integro: il Presidente del Consiglio controlla la stragrande maggioranza dei mezzi radiofonici e televisivi, sia pubblici che privati, e li usa come portavoce personale contro la magistratura. Ma soprattutto con varie riforme ha trasformato il Parlamento in un fortino occupato da cortigiani pronti a fare di tutto per salvaguardare la sua impunità.
Quando l'istituzione principe della rappresentanza popolare si trasforma in ufficio a difesa del Presidente del Consiglio siamo già molto avanti nel processo di decomposizione della democrazia e tutti abbiamo l'obbligo di fare qualcosa per arrestarne l'avanzata.
Come cittadini che possono esercitare solo il potere del voto, sentiamo di non poter fare molto di più che gridare il nostro sdegno ogni volta che assistiamo a uno strappo. Per questo ci rivolgiamo a lei, che è il custode supremo della Costituzione e della dignità del nostro paese, per chiederle di dire in un suo messaggio, come la Costituzione le consente, chiare parole di condanna per lo stato di fatto che si è venuto a creare. Ma soprattutto le chiediamo di fare trionfare la sostanza sopra la forma, facendo obiezione di coscienza ogni volta che è chiamato a promulgare leggi che insultano nei fatti lo spirito della Costituzione. Lungo la storia altri re e altri presidenti si sono trovati di fronte alla difficile scelta: privilegiare gli obblighi di procedura formale oppure difendere valori sostanziali. E quando hanno scelto la prima via si sono resi complici di dittature, guerre, ingiustizie, repressioni, discriminazioni.
Il rischio che oggi corriamo è lo strangolamento della democrazia, con gli strumenti stessi della democrazia. Un lento declino verso l'autoritarismo che al colmo dell'insulto si definisce democratico: questa è l'eredità che rischiamo di lasciare ai nostri figli. Solo lo spirito milaniano potrà salvarci, chiedendo ad ognuno di assumersi le proprie responsabilità anche a costo di infrangere una regola quando il suo rispetto formale porta a offendere nella sostanza i diritti di tutti. Signor Presidente, lasci che lo spirito di don Milani interpelli anche lei.

Nel ringraziarla per averci ascoltati, le porgiamo i più cordiali saluti


Francesco Gesualdi, Adele Corradi, Nevio Santini, Fabio Fabbiani, Guido Carotti, Mileno Fabbiani,
Nello Baglioni, Franco Buti, Silvano Salimbeni, Enrico Zagli, Edoardo Martinelli, Aldo Bozzolini

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